Scomparsa Sibilia, il cordoglio del Comitato Regionale Figc Campania

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È scomparso oggi, 29 ottobre 2014, il Comm. Antonio Sibilia, storico Presidente dell’Unione Sportiva Avellino. Il Comitato Regionale Campania, anche a nome del movimento del calcio dilettantistico e giovanile della nostra regione, esprime ai familiari del Presidente i sentimenti del proprio cordoglio.
Antonio Sibilia, per tutti “il Commendatore”, ha incarnato, fino all’ultimo giorno della sua vita, dinamica e costruttiva (è proprio il caso di far leva su questa significativa qualificazione), non solo la favola vera dell’operaio che s’era evoluto in grande imprenditore, non soltanto l’imprenditoria “della stretta di mano”, che valeva più di un rogito notarile, ma anche, e più notoriamente in ambito nazionale, il calcio semplice, senza quelle alchimie e quegli esibizionismi che l’hanno non di poco snaturato ed allontanato dai canoni delle sue origini. Il Commendatore non conosceva altro calcio che quello, concreto, solido, senza fronzoli, dello stopper e non del centrale, dell’ala e non dell’esterno alto, della numerazione da 1 a 11, senza i numeri 54, 66, 88. Quel calcio meno forsennato, ma più ragionato, quello dei calciatori bandiera che non si sarebbero mai mossi, neppure per stipendi da nababbi, dai colori e dalle maglie che li avevano lanciati (chi ha dimenticato l’immenso Gigi Riva?). Il calcio del Commendator Achille Lauro (il Comandante) a Napoli, del Barone Matteo Guariglia e dei fratelli Gagliardi a Salerno, del Commendator Peppino Moccia a Caserta, del Cavalier Italo Bocchino a Benevento. Un calcio senza “ultras”, con un panino, infarcito di carne alla pizzaiola ed incartato nella carta oleata, per le trasferte, che non conosceva (per sua incommensurabile fortuna!) le gare “a porte chiuse”, o con la formula “in assenza di pubblico”. Un calcio, per il quale resterà, in tutti noi (al di là delle qualità tecnico-atletiche, forse incomparabili, degli attuali calciatori), un sentimento di sincera nostalgia. Sibilia Senior, che rifuggiva dalla burocrazia del calcio e dell’organizzazione sportiva, ha impersonificato, per tanto tempo, quel calcio, con risultati che hanno dato lustro ad Avellino ed alla verde Irpinia (che era anche, non a caso, la denominazione di una sua seconda creatura calcistica). Per buona sorte ha vissuto a lungo, ed intensamente, il Commendatore. Ma, molto più a lungo sarà vivo, nella memoria non solo irpina e campana, il suo ricordo: quello di un uomo vero, che, per primo, ha proiettato la sua terra sui palcoscenici del calcio nazionale di primo livello.
Enzo Pastore

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