I consiglieri provinciali del Centrosinistra Alternativo. Amalio Santoro e Giuseppe Moricola giudicano ad di poco inconcludente l’esito del confrotno con la Fiat ed il governo svoltosi tre giorni fa a Roma. “Si è risolta in un nulla di fatto, – osservano – allungando la catena dei fallimenti di una politica incapace di trovare risposte al dilagare della crisi economica. Stritolate dentro una crisi della finanza pubblica, ispirata soltanto da lacrime e sangue da versare da parte dei ceti più deboli all’imperativo del risanamento senza sviluppo, l’economia e la società irpina sono aggredite in tutte le sue componenti. I piani di zona sociale – aggiungono – sono a secco; la tanto declamata industrializzazione irpina procede soltanto per sottrazioni e perdite di posto di lavoro; il settore trasporti, non soltanto con l’Iribus, è in ginocchio, tant’è che l’AIR minaccia licenziamenti, in mancanza dei finanziamenti regionali. La sanità desertificata è già storia. Quella dei rifiuti, a partire dalla disastrosa condizione finanziaria di Irpinia Ambiente, indotta dalle endemiche deficienze di cassa dei comuni, si avvia a diventare l’ennesima falsa partenza”. Tutto, insomma, rimanda l’immagine di un inarrestabile processo di destrutturazione, mentre tutti chiedono alle istituzioni e alla politica locale di fare qualcosa. “Ma proprio questa incessante richiesta di intervento – sottolineano ancora i due consiglieri provinciali – fa apparire il ceto politico locale inerme, quasi inebetito di fronte alla violenza della crisi. Mentre tutto è sospinto sull’orlo del precipizio, all’Ente Provincia tutto è fermo. L’attività amministrativa è paralizzata. Da oltre due mesi non si fanno consigli; riuscire ad avere il quorum nella commissione dei capigruppo è quasi impossibile. Intanto, mentre dall’AIR, dai piani di zona, dagli operai si chiedono interventi concreti, anche finanziari a sostegno, la giunta provinciale si segnala soltanto per delibere che sperperano soldi per consulenze o contributi”. I due esponenti dell’opposizione a Palazzo Caracciolo lanciano il loro j’accuse alla giunta Sibilia. “E’ davvero irritante la distanza tra i problemi sociali ed economici e la prassi degli amministratori provinciali. Invece, questo è un tempo in cui la politica e le istituzioni locali dovrebbero cercare un riscatto e avere uno scatto di orgoglio. La fine di qualsiasi gioco di sponda con una regione distante e ostile e con uno stato assente dovrebbe spingere ad un serio sforzo di usare le risorse finanziarie disponibili su scala locale in una funzione preminentemente anticiclica. Da Cassandre inascoltate, noi del Centrosinistra Alternativo è da tempo che sfidiamo, soprattutto l’Ente Provincia, a riconvertire il proprio bilancio in uno strumento di contenimento della crisi. Avevamo detto alla maggioranza di Palazzo Caracciolo, in fase di redazione del bilancio di previsione del 2011, di concentrare le disponibilità in quei settori che più necessitavano di un sostegno economico. Non siamo stati ascoltati e ora se ne vedono le conseguenze. Tutti bussano alla porta di Sibilia e con la litania dei vincoli del patto di stabilità, non si vuole uscire dal tran tran della peggiore quotidianità . Invece, questi tempi difficili imporrebbero atti e volontà straordinarie, la capacità di rivoltare il bilancio dell’ente e reimpostarlo in una funzione anticiclica. La gravità dei problemi richiederebbe una approfondita ricognizione delle risorse proprie, il blocco delle spese improduttive, l’accelerazione delle spese di investimento in opere pubbliche, impegni esclusivi in progetti di forte impatto sociale ed economiche Occorrerebbe finirla di filosofeggiare su un fantomatico patto dello sviluppo prossimo e mai venturo, e invece affrontare le emergenze di oggi. Ci sarebbe bisogno di una mobilitazione generale e non invece di questo clima mesto e concordiale che schiera la politica, i sindacati, gli operatori economici, la società in un interminabile, distratto, unitario corteo funebre capace solo di accompagnare i fallimenti di altre illusorie stagioni di un effimero, benché costoso, processo di sviluppo. Purtroppo nelle stanze dei poteri locali non si colgono consapevolezze all’altezza dei problemi. Una classe politica che non avverte questa necessità è destinata ad essere travolta dal discredito e dalla sfiducia. Eppure, come la storia insegna, sono proprio i tempi difficili ad offrire l’opportunità alla politica di riconquistare la dignità e l’utilità della sua funzione”.
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