Russo: “Defibrillatori, soddisfatto per sensibilità Consiglio”

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Prendendo in considerazione la funzione di “Protezione civile” dell’ente Provincia ho proposto al Consiglio Provinciale l’iniziativa riguardante la “fornitura di defibrillatori semiautomatici in campo scolastico, sociale e sportivo ed utilizzo degli stessi da parte di personale volontario appositamente formato”. – scrive Franco Russo, consigliere del Partito Democratico. Per realizzare questo obiettivo occorre creare un gruppo di lavoro che sviluppi l’idea progettuale, dia il necessario risalto e pubblicizzi l’iniziativa presso le varie istituzioni del territorio provinciale, e contatti le istituzioni stesse (scuole, comuni, associazioni sportive e di volontariato ecc…) per una fattiva collaborazione. Bisogna, ovviamente, ricercare una sinergia di intenti con le varie istituzioni, sia per individuare il personale laico volontario che, appositamente formato, garantisca l’utilizzo dei defibrillatori in caso di necessità, ma anche per trovare un posto sicuro, controllato e facilmente accessibile nell’arco delle 24 ore in cui allocare i defibrillatori stessi. Appena si comprende quali sono le necessità delle varie istituzioni in termini di numero di defibrillatori utili ed in termini di personale laico volontario da formare, ci si muoverà, in piena sintonia, con le varie istituzioni, per concretizzare l’iniziativa. Il Consiglio Provinciale, nel recepire la mia proposta, ha, all’unanimità, deliberato di impegnare la giunta ad aprire un nuovo capitolo di bilancio finalizzato all’acquisto ed all’utilizzo dei defibrillatori necessari. L’appuntamento è al prossimo Consiglio Provinciale; da adesso in poi si avvierà una fase di sperimentazione che potrà anche essere modificata nel corso del tempo rispetto alle esigenze che via via si evidenzieranno. Grande è stata la sensibilità del Consiglio Provinciale rispetto a questo argomento e per questo ringrazio tutti; il presidente Sibilia, il presidente Alaia, tutti gli assessori e tutti i consiglieri; ognuno ha dato il proprio contributo costruttivo rispetto alla realizzazione di questa iniziativa. Da tempo ormai si parla tanto dei defibrillatori, perché? A giusta ragione si parla tanto e per due motivi importantissimi che sono avanzamento tecnologico e la buona politica, sì proprio così la buona politica. La tecnologia ha fatto passi in avanti da gigante e oggi è facile l’utilizzo del defibrillatore, basta isolare l’ammalato, collegare i due elettrodi al torace e schiacciare il pulsante; il resto lo fa la macchina che è uno strumento avanzatissimo dal punto di vista tecnologico; il defibrillatore analizza l’attività cardiaca e, se necessario, eroga la scarica elettrica; se, al contrario, non vi è la necessità di erogare la scarica, l’apparecchio, nonostante il comando dato dalla persona, non la eroga e questo garantisce e difende, dal punto di vista legale, il volontario formato che utilizza il defibrillatore. Dicevo che anche la buona politica ha aiutato la diffusione dei defibrillatori favorendone un maggiore utilizzo. Mi riferisco alla approvazione della Legge n. 120 del 2001. La politica ha fatto una cosa nobile, ha permesso di fare il grande salto di qualità, ha permesso, come dire, la caduta del muro di Berlino. La politica ha permesso di sfatare un tabù cioè ha sdoganato l’uso del defibrillatore ad una fascia molto ampia di figure, di persone. Fino al 2001 l’uso del defibrillatore era consentito solo ed esclusivamente alla figura del medico. E qui entra in gioco la politica, ormai tanto discussa, tanto criticata, tanto bistrattata. Questa legge ha consentito l’utilizzo del defibrillatore anche ad altre figure e cioè al personale sanitario non medico (infermiere ecc…) ma anche e soprattutto, e qui sta il colpo grosso, anche al personale non sanitario (cosiddetto personale laico); per personale non sanitario o personale laico si intende qualunque persona, qualunque figura: l’insegnante, l’alunno, l’imprenditore, l’operaio, il disoccupato, il pensionato, l’avvocato, l’ingegnere, l’artigiano, l’industriale eccetera …; il personale sanitario non medico ma soprattutto il personale laico, previa un corso di formazione della durata di circa una giornata, è abilitato all’utilizzo del defibrillatore grazie a questa legge n. 120 del 2001. Io ritengo che questa legge abbia allargato di molto la massa, la platea di persone che possono utilizzare il defibrillatore, permettendo così, la diffusione e l’utilizzo su vasta scala di questo strumento sul territorio nazionale e, ovviamente, permettendo così di poter salvare più vite umane rispetto a prima. Ed è questo l’obiettivo finale: salvare più persone, salvare più vite umane. Il personale laico per abilitarsi all’uso del defibrillatore deve seguire un corso di formazione adatto allo scopo; questo corso di formazione si chiama Basic Life Support Defibrillation (BLSD) ed insegna il sostegno delle funzioni vitali, la rianimazione cardio-respiratoria e l’utilizzo del defibrillatore. E’ proprio grazie all’uso, da parte di una platea più ampia, del defibrillatore esterno semiautomatico, che si riesce a garantire una maggiore efficacia delle manovre rianimatorie. Oggi questo corso lo si può completare in una giornata abilitando così personale laico volontario all’utilizzo del defibrillatore. Adesso vorrei evidenziare qualche dato statistico sull’arresto cardiaco in Italia; l’arresto cardiaco colpisce annualmente una persona su 1.000 in Italia; la stima totale è intorno alle 60.000; la possibilità di salvare le persone colpite da arresto cardiaco si riduce del 10% ogni minuto che passa dall’inizio dell’evento; dopo 3-4 minuti dall’arresto cardiaco il cervello subisce danni che nel giro di 10 minuti divengono poi irreversibili compromettendo quindi la sopravvivenza del paziente anche se rianimato. L’unica terapia efficace e comprovata, che deve essere eseguita precocemente per trattare questa patologia mortale, è la defibrillazione precoce abbinata alla rianimazione cardio polmonare. La percentuale di sopravvivenza dei pazienti colpiti da arresto cardiocircolatorio che giungono al ricovero ospedaliero è del 90% se la defibrillazione è effettuata entro quattro, cinque minuti dall’arresto cardiaco; la percentuale di sopravvivenza scende al 50% se la defibrillazione se viene effettuata entro otto, dieci minuti; la percentuale di sopravvivenza è bassissima se la defibrillazione viene effettuata oltre gli otto, dieci minuti. Gli episodi di arresto cardiaco si possono manifestare nelle condizioni e nei momenti più vari: durante il sonno, durante una passeggiata, una partita a carte o una cena con amici, durante qualsiasi momento della giornata; tante volte l’arresto cardiaco si manifesta durante la pratica dell’attività sportiva, soprattutto quando praticata a livello dilettantistico, amatoriale. Tante persone, giovani e meno giovani praticano le più svariate forme di attività sportiva come calcio, basket oppure ciclismo ma questo vale anche per chi va in palestra, per chi va in piscina, per chi fa la corsa perché deve ridurre la pancetta, per chi va semplicemente a ballare ed altro ancora. Chi fa sport amatoriale, dilettantistico non si sottopone a visite ed esami specialistici che accertino lo stato di salute complessivo. Nello sport dilettantistico, visto che non c’è un controllo medico costante, il rischio di un arresto cardiaco è molto più alto che in quello professionistico; possiamo dire che qui la morte è una morte prevedibile, è una morte evitabile. Ed è anche a questa ampia fascia di popolazione che noi dobbiamo rivolgere la nostra attenzione ed il nostro impegno”.

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