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Rione Mazzini e San Tommaso, la marcia nei quartieri per disarmare Avellino

Da Piazza Libertà ai quartieri popolari: Rione Mazzini e San Tommaso. In centinaia in marcia per disarmare Avellino perché – recitano gli striscioni – “Un’altra città è possibile”. Sulle note de “I Cento Passi”, centinaia di persone hanno risposto all’appello di Libera, partecipando alla marcia per il disarmo della città. In prima fila tanti giovani, i sindacati Cgil, Cisl, Uil, le associazioni Acli, Arci Avellino, Legambiente, Laika, Agesci, i parroci di San Tommaso, Rione Mazzini, Rosario, San Ciro, Pax Christi, l’Azione cattolica, l’associazione Don Tonino Bello, gli Scout, ma anche esponenti politici di Pd, Movimento 5 Stelle, Avs, Rifondazione e Giovani comunisti. Assenti le istituzioni, che però avevano manifestato nei giorni scorsi il loro sostegno pubblico all’iniziativa.

«Vogliamo una città in cui i ragazzi non vedano le armi come soluzione dei conflitti, ma possano vivere la comunità attraverso la socialità e l’aggregazione», ha dichiarato Davide Perrotta, referente di Libera, sottolineando la necessità di una politica più seria e responsabile. La marcia, frutto di un lavoro di confronto durato settimane con i residenti, ha voluto coinvolgere i quartieri popolari: «Non è solo un percorso fisico – hanno spiegato gli organizzatori – ma un modo per costruire legami e reti sociali». A Rione Mazzini, per esempio, i partecipanti sono stati accolti con entusiasmo davanti alla chiesa da una delegazione di giovanissimi scout e dalle associazioni locali.

Accanto a loro anche il mondo della scuola. Manuela Muscetta, della rete Libera docenti, ha ribadito l’importanza di educare i ragazzi alla cittadinanza attiva e alla responsabilità: «I giovani devono sentire l’importanza di partecipare, non solo agli scioperi ma anche per difendere valori fondamentali come la libertà e la serenità di vivere la città».

Presente anche Cinzia Tino, madre di Roberto Bembo, il giovane di Mercogliano ucciso a coltellate all’alba del Capodanno 2023 lungo la Nazionale. Con lei gli amici del giovane scomparso che hanno dato vita all’Associazione Asd Bembo. L’appello della donna: «Dobbiamo disarmare Avellino, dare un esempio ai ragazzi e offrire alternative alla violenza. Dalla morte di mio figlio Roberto gli episodi di criminalità non si sono fermati. I genitori vivono nel terrore e i giovani crescono nell’insicurezza. Serve un messaggio forte, positivo e di speranza».

Non sono mancati slogan anche contro il genocidio a Gaza. La marcia ha rappresentato il primo punto di un percorso: l’intenzione è di aprire uno spazio permanente di partecipazione, in cui cittadini, associazioni, scuole, comunità migranti, lavoratori, imprese e istituzioni si uniscano per disarmare la violenza e liberare energie positive.

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