Pm10: dati allarmanti, ma i provvedimenti restano chiusi nel cassetto

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Marco Imbimbo – Le domeniche ecologiche stanno servendo a poco per contrastare l’inquinamento da polveri sottili. A contribuire maggiormente, invece, è il tempo piovoso che, quanto meno, ripulisce l’aria. Ma i dati restano allarmanti.

Dall’inizio dell’anno la centralina Arpac di via Piave ha registrato ben 19 superamenti della media giornaliera consentita di presenza di Pm10 nell’aria. In pratica poco più di sei al mese. A fronte di un massimo annuale di 35 superamenti previsti dalla legge, la situazione ambientale in città si presenta abbastanza drammatica. Anche perchè, una volta arrivate le belle giornate e, senza pioggia e vento a ripulire l’aria, le polveri sottili saranno destinate ad aumentare. Eppure i provvedimenti per contrastare l’inquinamento ci sono, già belli che predisposti, ma richiusi in qualche cassetto a piazza del Popolo. Beninteso, si tratterebbe di misure sicuramente mal viste da parte della cittadinanza, ma servirebbero a contrastare l’inquinamento.

Tra queste c’è quella che prevede 30 giorni di blocco della circolazione per i veicoli più inquinanti (fino euro 3 per i diesel ed euro 2 per i benzina). Il dispositivo è pronto da mesi, ma non arriva mai la firma del sindaco Paolo Foti, unico titolato a sottoscrivere l’ordinanza. Si tratta, tra le altre cose, di un dispositivo che previsto dal protocollo antinquinamento sottoscritto pochi mesi insieme ai Comuni dell’hinterland, da Atripalda a Montefredane, fino a Ospedaletto e Summonte.

Un impegno, preso quasi da tutti, per contrastare l’inquinamento perchè, come ha ribadito più volte l’assessore all’Ambiente, Augusto Penna, ma anche l’Arpac: “L’inquinamento non conosce confini amministrativi”. All’appello, però, mancano ancora Monterforte e Mercogliano, a cui è stato inviato il protocollo, ma ancora non lo hanno sottoscritto.

Il protocollo prevede che, al 15esimo superamento, debba scattare un blocco alla circolazione di 30 giorni consecutivi, oltre ad altre misure che riguardano l’abbruciamento di stoppie e scarti vegetali, ma anche riduzione dell’orario di funzionamento degli impianti di riscaldamento (che sono altamente inquinanti, soprattutto se centralizzati e datati). Così come, i singoli Comuni, si impegnano anche a favorire la mobilità alternativa.

In realtà, al momento, è l’intero protocollo antinquinamento a risultare un elenco di buoni propositi senza alcun fatto conseguenziale. Se in questo mese il Comune di Avellino ha messo in campo le domeniche ecologiche, non si può dire lo stesso del confinante Atripalda, da cui non giungono segnali di iniziative per contrastare lo smog, così come invece imporrebbe il protocollo sottoscritto dal Comune del Sabato, nè i sindaci degli altri paesi hanno predisposto iniziative a tutela dell’ambiente.

Insomma, ad oggi, solo Avellino sta provando ad attuare il protocollo antinquinamento, ma senza farlo del tutto. Come dimostra l’ordinanza per il blocco di 30 giorni, ancora chiusa in un cassetto. Se il Comune capoluogo non dà il buon esempio, diventa difficile far pressione sugli altri affinchè rispettino quanto sottoscritto.

Tutto questo mentre l’inquinamento in città continua a salire in maniera preoccupante per la salute dei cittadini. D’altronde lo stesso oncologo, Cesare Gridelli, ha più volte lanciato l’allarme sull’inquinamento in città e nelle zone limitrofe, con tutto ciò che ne consegue per la salute.