PING, PANG e PONG: gli equivoci di ieri e… di oggi

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Nessun dorma! Nessun dorma! Tramontate, stelle! All’alba vincerò! Vincerò, vincerò! Vincerò! Lo spunto dell’opera tratta da Turandot di Giacomo Puccini sembra calzare a pennello dopo l’estenuante campagna elettorale che ha visto attori, protagonisti e comparse calcare il palcoscenico per vincere la difficile sfida. Questa volta non si tratta di conquistare una principessa, desiderio nobile in tempi ancor più duri per il maschio italiano, ma una “comoda” poltrona con relative leve del comando per imporre una linea, un progetto è perché no, anche lo sfizio di consumare vendette e carriere facili. Quel che appariva alle ore 15.30 del 14 aprile all’inizio dello scrutinio dei dati elettorali era l’immagine del principe che attendeva la certezza della vittoria (“Nessun dorma”) senza prevedere la fredda determinazione di Turandot (“ Tu che di gel sei cinta”). Il più grande capolavoro incompiuto della lirica novecentesca di Puccini è la storia della vita e della morte, vittoria e sconfitta, freddo e caldo. Ritornando alle elezioni, restano in piedi con la testa nella stratosfera i cancellieri, Ping, Pang e Pong, che fanno sorridere per gli strani nomi: i tre consiglieri sostituiscono nei fatti i personaggi tipici della cultura italiana come Tartaglia, Pantalone, Truffaldino e Brighella. I ministri, sorta di confidenti animati da strani destini, spesso aiutano e spesso… distruggono. Nel caso delle ultimissime elezioni, molti hanno distrutto pur di apparire e rendersi utili al principe. Altri vivono ancora nell’ombra in cerca di consensi, spazi e ruoli. Qualcuno (Ping) questa mattina ha dichiarato: “Sono stratosfericamente distante dal …paese”, Pang ha esordito: “ E’ arrivato il momento di fare la “cosa” campana..” e Pong ha chiosato.” Attenti al gruppo di potere. Perché sfasciarsi…ritorniamo insieme”. Hai capito Ping, Pang e Pong. Il Principe combatteva, loro aizzavano e gli altri si inimicavano. E i voti erano appunto nelle menti e nell’inverosimile umanità del fiabesco, un viaggio nel tempo e nello spazio, sempre meravigliosamente vivo e, nei limiti della finzione scenica. Il teatro della politica per tenere a galla il governo Bassolino può anche risolversi con un summit, (ma qualcuno giura che è stata una telefonata), nel quale gli avversari dell’altro ieri, ritornano amici per salvare la Patria. I foderi combattono e le sciabole stanno appese: l’adagio è sempre attuale. La sfiducia nei confronti dei partiti e dei politici va sempre aumentando contro la “casta” dei privilegiati che quando perdono, alla fine hanno sempre vinto e poco interessa se il Mezzogiorno è rientrato nella spirale del sottosviluppo e il Nord marca le distanze dal Sud e da Roma. La Lega che intercetta tutti, padroni e operai, laici e cattolici per alcuni politici è un dato da osservare e nulla più. Con il 15 aprile inizia la seconda Repubblica, uno strappo violento con uomini nuovi o diversi (fate voi) che sono i figli della lunga e improduttiva transizione italiana e nel nostro caso, irpina. Ecco perché, basta essere un consigliere regionale per sentirsi nella stratosfera, perdere per sentirsi sempre un vincitore e guardare gli altri dall’alto in basso. Ecco perché, Nessun dorma! Hanno vinto gli altri, ha vinto Berlusconi, la Lega e l’MpA e tutti quelli che hanno resistito all’ondata d’urto, compreso il Pd, l’Idv e l’Udc. La lunga notte della campagna elettorale ha dato il responso: l’ulteriore strappo al sistema per una Nazione in difficoltà. Dove occorre rimboccarsi le maniche e tentare di riunire i pezzi del Paese a pezzi. Ad iniziare dalla nostra Regione e dalla nostra Irpinia dove il primo lavoro dei politici è quello di riconsegnare la fiducia ai cittadini. Senza divisioni, con nuove cornici e con nuovi ganci. Che senso ha a questo punto, continuare ad essere Ping, Pang e Pong, quando le incompiute hanno trovato i direttori d’orchestra e i nuovi orchestrali?

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