Da una parte Antonio Bassolino, dall’altra Vincenzo De Luca, antibassoliniano di ferro.
L’imminenza della nuova discesa in campo del recordman di voti di Afragola ha cominciato a rispolverare vecchie ostilità e contrasti interni alla Sinistra campana che risalgono ad almeno venti anni fa.
Al netto del dibattito su Primarie Si, Primarie No, per ora assistiamo a posizionamenti più o meno strategici in vista delle Amministrative che si svolgeranno nel 2016, un importante appuntamento elettorale che potrebbe sin da ora cambiare la geografia politica in Campania, a Napoli così come ad Avellino.
Perché, a sei mesi dalla nuova tornata elettorale, la situazione politica appare così esplosiva?
L’ipotesi della candidatura alle primarie di Antonio Bassolino non piace a Roma, ma neppure al capogruppo Pd in Consiglio regionale Mario Casillo (deluchiano di ferro), ma avrebbe ottenuto il placet dei renziani della prima ora.
Ed è su questa direttrice che bassoliniani ed ex dalemiani stanno cercando di ricostruire un fronte compatto intorno all’ex sindaco di Napoli ed ex Governatore che possa fare da contraltare allo strapotere in Regione dell’ex primo cittadino di Salerno.
E sì, perchè De Luca – per quanti sforzi possa fare – è ancora percepito come anti-napoletano. Soprattutto, perchè i suoi fedelissimi sono in gran parte rappresentanti storici anti-bassoliniani.
Il discorso potrebbe trovare eco anche in provincia di Avellino dove il Pd è impelagato da settimane con la battaglia della segreteria provinciale (i cui riverberi si sono avuti anche al Comune di Avellino).
Qui, i renziani della prima ora (Famiglietti) e il nuovo fronte della Sinistra (vedi i referenti della D’Amelio) potrebbero trovare l’intesa per sostituire (e non sfiduciare) il segretario di via Tagliamento Carmine De Blasio.
Se è vero come è vero che esiste un documento con cui 52 delegati dell’Assemblea sono pronti a metterci la faccia per scalzare il segretario provinciale, allora vanno lette in maniera più approfondita le recenti dichiarazioni della D’Amelio che ha parlato di “… discontinuità nell’unità” del Pd irpino, lasciando intendere chiaramente di un superamento dell’attuale fase della segreteria per una fase di cogestione del partito che al comando potrebbe vedere proprio un renziano della prima ora.
E’ chiaro che il commissariamento del partito non porterebbe benefici a nessuno (anche se non mancherebbero le opzioni per farlo, ndr). L’obiettivo sarebbe, dunque, quello di sostituire l’attuale segretario, un po’ come accadde al Nazareno tra Bersani e Renzi.
Ma la nuova maggioranza che si va attestando a via Tagliamento si manterrà compatta anche rispetto a questo nuovo orizzonte?
La verità è una: posto che non si tratterà di sfiduciare chicchessia (evitando così il commissariamento del partito), De Blasio resterà al suo posto almeno fino a quando non si riunirà nuovamente il Congresso.