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Presenti al dibattito il senatore irpino Enzo De Luca, il Sindaco di Avellino Giuseppe Galasso, la segretaria provinciale Caterina Lengua, Donato Pennetta e Vanda Grassi.
L’input più lampante emerso dalle parole di De Luca è stato rappresentato dalla necessità di effettuare una sterzata nel Pd le cui potenzialità, che De Luca reputa enormi, sarebbero tuttavia limitate dalla “miope visione di una classe dirigente incapace di appeal e concretezza”.
“Abbiamo tutte le risorse morali per dare credibilità ad una nuova stagione politica – ha detto – mandando a casa queste destre. Tuttavia facciamo fatica a presentare un’autorevole alternativa nel Paese, a causa di un personale politico che con la sua inadeguatezza vanifica le condizioni favorevoli al cambiamento. Il nostro gruppo dirigente nazionale non è attraente, non ha capacità di leadership, è popolato da troppi dirigenti che non hanno idea di cosa significhi realmente conquistare voti sul territorio”.
Neanche Bersani e D’Alema sono stati risparmiati dalla raffica di frecciate e sono stati ritenuti ‘colpevoli’ di “incapacità di stabilire un dialogo con i ceti produttivi del Paese, oggi in difficoltà con Berlusconi, ma privi di credibili interlocutori”.
Non poteva mancare, poi, il riferimento a Ciriaco De Mita: “In questo provincia c’è un politico che pensa di essere eterno: negli anni sessanta già aveva responsabilità di governo, oggi cerca ancora di condizionare gli equilibri politici”.