Si riporta la nota di Massimo Passaro, Fondatore e portavoce de I Cittadini in Movimento:
È arrivato il tempo della chiarezza. È arrivato il tempo dei volti nuovi per la città di Avellino. In queste settimane stiamo assistendo a un vero e proprio “girotondo” di personaggi già noti che, con sorprendente disinvoltura, si stanno organizzando in vista delle elezioni amministrative di maggio 2026, come se nulla fosse accaduto, come se la memoria dei cittadini fosse improvvisamente evaporata. Il primo è l’ex sindaco dell’amministrazione Nargi, candidato quest’anno alle elezioni regionali con Forza Italia, dopo una lunga militanza nelle file del Partito Democratico. Il secondo è l’ex sindaco Festa, candidato nelle liste riconducibili a Edmondo Cirielli, anch’egli politicamente formatosi nel Partito Democratico. Due storie politiche parallele, entrambe provenienti dal medesimo alveo del centrosinistra, oggi riposizionate a destra con una naturalezza che rasenta l’incredibile. Il sindaco Festa è lo stesso che tutti ricordano nelle fotografie alle spalle di Enrico Letta durante le campagne elettorali del Partito Democratico. Il sindaco Nargi, invece, è colei che fino a pochi mesi prima della sfiducia sfilava pubblicamente accanto al presidente De Luca e che, in più interviste, si è sempre dichiarata donna di sinistra, esponente del Partito Democratico, senza mai celare la propria collocazione politica. Davvero pensano che Avellino abbia dimenticato tutto questo? Davvero credono basti cambiare simbolo elettorale per cancellare anni di appartenenze politiche, dichiarazioni pubbliche, alleanze dichiarate? A poche settimane dalla fine delle regionali, l’ex sindaco defenestrato avvia la propria corsa verso le amministrative bussando alle porte dei partiti del centrodestra. E mentre ciò accade, leggiamo la nota del segretario provinciale della Lega, Morano, che rimette le decisioni sulle candidature ai vertici regionali.
Consentitemi un inciso: a volte servirebbe semplicemente il coraggio politico. Il coraggio di dire chiaramente che il centrodestra non può e non deve candidare uomini e donne provenienti dal Partito Democratico. Non può farsi “riciclare” chi ha mal governato questa città, chi ne ha condiviso responsabilità politiche dirette, contribuendo a portarla al livello di degrado che oggi tutti constatiamo. Strade dissestate. Panchine abbandonate. Verde pubblico trascurato. Il centro per l’autismo chiuso. Servizi sociali praticamente azzerati. Questa è l’eredità amministrativa lasciata alla città. E dopo tutto questo – o, meglio, dopo tutto ciò che non è stato fatto – qualcuno pensa davvero di potersi presentare come il candidato “nuovo” del centrodestra?
No. Questa volta no. Segretario Morano, questa volta avrebbe dovuto dirlo senza esitazioni: questo treno non è per voi. Questo vagone non vi appartiene. E su questo percorso politico non potete salire. Il centrodestra ha il dovere morale e politico di aprire finalmente a una nuova classe dirigente. A uomini e donne cresciuti davvero nel centrodestra, che non hanno cambiato bandiera secondo convenienza, che hanno speso anni di impegno autentico sul territorio. Persone che oggi continuano a battersi non per interesse personale, ma per il bene collettivo. Non carriere politiche individuali, ma senso di comunità. È offensivo verso quegli elettori che da sempre votano centrodestra vedere proposti ex esponenti del Partito Democratico sotto mentite spoglie. Ed è sorprendente che dirigenti giovani come Morano o come il segretario provinciale di Fratelli d’Italia, Fruncillo, non levino con forza la bandiera del rinnovamento vero: candidati giovani, competenti, radicati nella città, credibili. Non proponeteci né riciclati del PD né vecchie figure parlamentari che per troppo tempo nulla hanno fatto per Avellino. Questa città ha bisogno di chi la vive ogni giorno, di chi ne difende i bisogni concreti con presenza costante e coerenza politica. Avellino non ha più bisogno di trasformismi. Ha bisogno di coraggio. Abbiamo bisogno di una comunità che ritrovi calore umano e fiducia. Una comunità che non sia costretta a fuggire. Una comunità che scelga di restare, di ricostruire, di credere ancora nel proprio futuro. E questo può avvenire solo con volti nuovi veri, idee chiare e credibilità autentica. Il tempo delle maschere è finito. È iniziato il tempo della verità.
