Paolo Borsellino – La nota di Antonacci: “Per non dimenticare”

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Atripalda – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Salvatore Antonacci nell’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo che vide la morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

“In un solo attimo tutte le speranze, il sogno della giustizia trionfante sul male, cancellate da un boato tremendo e da una colonna di fumo nera ed acre. Come non dimenticare il volto, la voce spezzata dalle lacrime del giudice Antonino Caponnetto, padre della DIA, che esclamava: “ …è finito tutto”. L’ondata di commozione scosse profondamente le coscienze degli italiani, tutti ci sentimmo colpiti nell’animo, le vite spezzate di questi eroi, così come era già successo per Falcone nella strage di Capaci, rinsaldò la convinzione che la malavita organizzata andava combattuta senza tregua, incalzandola in tutti i modi e sradicandola dal tessuto sociale italiano.

Il sacrificio di questi uomini divenne simbolo di speranza e di riscatto per un futuro migliore, e quel “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”, pronunciato dallo stesso Borsellino si trasformò da subito in un messaggio da trasferire alle future generazioni, il segno di un riscatto morale e sociale contro la violenza ed il sopruso. La lotta contro l’omertà, la memoria di Peppino Impastato, del generale Dalla Chiesa, del giudice Livatino, divennero simbolo della voglia di riscatto della popolazione siciliana che nell’arco del tempo hanno squarciato il velo dell’indifferenza e dell’impotenza verso il sopruso della mafia e delle loro armi. Senza mai dimenticare nè il lavoro costante ed incessante delle forze dell’ordine che sono riuscite ad assicurare alla giustizia capi malavitosi come Riina e Provenzano e né le immagini di quei giovani assiepati sui cigli delle strade che aspettavano, acclamanti, le colonne delle auto della Polizia passare.

Ma diciotto anni dopo la strage di via D’Amelio qualcosa si è spezzato.

È incomprensibile quello che è successo domenica ed ieri, la marcia delle agende rosse è andata pressocchè deserta, solo 100 persone vi hanno partecipato. Non c’era la gente comune, non c’erano i siciliani, non c’era la politica. Scoprire che questo governo, legge sulle intercettazioni, intrecci tra stallieri e padroni del vapore, investimenti della malavita nel Nord dell’Italia, personaggi come Dell’Utri e i suoi rapporti con l’attuale premier, magistrati etichettati come deviati mentali, servizi deviati, sia assente rispetto alle dinamiche della giustizia non è una novità.

Diventano così, pericolosamente vere le parole pronunciate sempre da Borsellino ?”… politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio.. o si fanno la guerra o si mettono d’accordo!”.

Ma quello che sconvolge ancora di più è l’assenza anche delle forze politiche dell’opposizione! Mi sottraggo subito dal retorico ragionamento dei buoni da una parte e dei cattivi dall’altra, ma non è possibile, che il partito nel quale milito, il Pd, non abbia sentito la necessità di essere presente ufficialmente. Mi sento “colpevolmente in colpa”.

La mia non vuole essere strumentalizzazione, certo, la vera lotta contro la mafia si consuma giorno per giorno al fianco della gente onesta che si batte senza arrendersi, per assicurare che in Sicilia e in Italia vinca sempre lo Stato di diritto e della giustizia, ma la nostra “colpevole” assenza in una data così significativa per la vita italiana, è stata sicuramente un messaggio sbagliato. Noi dobbiamo esserci sempre! Non riesco ad immaginare le motivazioni di questa assenza, ma le parole della sorella, Rita Borsellino, suonano come un vero atto di accusa: “… Ci sono personaggi nelle istituzioni, negli alti vertici, che hanno perso il diritto di piangere e di commemorare Paolo”.

Ed allora si abbia il coraggio di andare fino in fondo facciamo nostre le parole del procuratore nazionale antimafia Grasso, “… la verità sulla strage di via D’Amelio è ingombrante solo per chi la teme, per chi ha paura delle conseguenze di certe indagini. Certo non per chi la cerca”.

Non smettiamo mai di cercare la verità, non “lasciamoci” soli perché il vuoto, il silenzio, l’omertà, fanno strage delle coscienze e cancellano la memoria uccidendo più delle pallottole e del tritolo”.

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