Omicidio Walter De Cristofaro: ergastolo per Genovese

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Avellino – Ergastolo per Amedeo Genovese, 18 anni di reclusione per Antonio Masucci, assolto Antonio Siniscalchi, 22 anni di reclusione per Pasqualino Bianco, 17 anni di reclusione per Luigi Viesto e Giulio Acierno: queste le decisioni della Corte di Assise di Avellino che si è pronunciata oggi in merito all’omicidio di Walter De Cristofaro, avvenuto nel 2000.

I fatti – Nel primo pomeriggio del 12 luglio 2000, Walter De Cristofaro, nato ad Avellino il 31 gennaio 1963, fu brutalmente assassinato mentre, con alcuni amici, in località San Biagio di Serino, si intratteneva davanti al bar “Tiglio” gestito dalla moglie. De Cristofaro fu colpito da due sicari armati di revolver, con viso travisato da passamontagna ed occhiali da sole. Subito dopo i due si dileguarono a bordo di una Seat Ibiza in cui li attendeva altro complice.
In considerazione della personalità della vittima, nell’immediatezza dei fatti, le indagini, effettuate dai Carabinieri di Avellino, si indirizzarono nell’ambito della criminalità organizzata operante nel serinese e nell’avellinese, e più specificatamente in ambienti legati al Clan Genovese e Clan Cava che, all’epoca si dividevano gli interessi nell’immediato hinterland di Avellino. De Cristofaro, infatti, già alleato del clan Cava, da qualche tempo era diventato “un problema” per le due organizzazioni. Si mostrava recalcitrante ad ogni forma di inquadramento gerarchico ed era insofferente per una sua perdita di “consenso” nella sua zona di competenza a causa della detenzione che lo aveva tenuto fuori dai contesti delinquenziale per oltre tre anni (era stato arrestato in data 24.05.1997 e scarcerato in data 13.06.2000). Nell’immediatezza del fatto, furono individuate alcune persone potenzialmente capaci di attuare l’agguato ed alcuni di questi furono sottoposti agli esami dello “stub”.
Nel pomeriggio del giorno successivo, ad Atripalda, fu rinvenuta una Seat Ibiza con i finestrini anteriori e quello posteriore destro aperti, con all’interno una bottiglia di plastica contenente liquido infiammabile. Il mezzo risultò oggetto di un furto avvenuto il precedente 9 luglio a Monteforte Irpino mentre era parcheggiato in una zona vicina all’abitazione di uno dei sospettati. Tali elementi fecero ritenere che l’auto fosse quella usata dai sicari per compiere il delitto, per questo venne sottoposta a meticolosi accertamenti tecnici da parte del personale dei Ris di Roma.
Le successive indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali a carico dei primi sospettati e successivamente confortate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, permisero di individuare sia i mandanti che gli esecutori materiali dell’efferato delitto per cui vennero rinviati a giudizio Amedeo Genovese, Antonio Masucci, Antonio Siniscalchi, Pasqualino Bianco, Luigi Viesto e Giulio Acierno, tutti giudicati oggi al termine di un prolungato dibattimento tenutosi innanzi alla Corte di Assise di Avellino.

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