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Ministro Griffi: “Sede Provincia non necessariamente con Capoluogo”

Dopo aver affrontato le principali novità del percorso attuativo del decreto sulla semplificazione, il ministro Patroni Griffi ha affrontato la questione inerente il riordino delle Province. L’obiettivo è il rinnovamento dell’ente Provincia a partire da una nuova “perimetrazione” adeguata per un ente di area vasta. Viene confermato dal Ministro il principio di enti di secondo grado, caratterizzato dal venir meno dell’elezione diretta e la sostituzione di meccanismi di elezione di secondo grado. Il contesto fondativo del riordino è di tipo contabile con ricadute ordinamentali, il cui fondamento trova leva nella lettera della Banca centrale europea dell’agosto 2011. Il processo di riordino delle province si colloca su due capisaldi: rivedere le dimensioni territoriali e demografiche riallocare le funzioni operative il cui connotato intrinseco è essenziale per qualificare la Provincia come ente di area vasta. Le parole del ministro trovano riscontro nelle proposte fatte dall’Upi e dal consigliere delegato Carmine de Angelis. Il ministro chiarisce la copertura costituzionale sia rispetto alla metodologia applicativa di tale riordino, sia in riferimento alla precisazione sul meccanismo procedurale distinto da quello previsto dall’art. 133 Cost. Il riordino non può essere disciplinato dalle norme costituzionali prescritte dall’art.133 comma 1 e 2 poiché si fonda su una finalità distinta e su una complessiva strutturazione dello Stato. Il ministro ha chiarito, altresì, che il processo di riordino troverà il naturale sbocco in un disegno di legge che sarà discusso in parlamento e approvato, presumibilmente, alla fine del 2012 in concomitanza alla legge di stabilità. Le nuove province saranno denominate dagli stessi Cal e la sede degli uffici non necessariamente deve coincidere con il comune capoluogo, ma allocarsi secondo criteri di efficienza del servizio. Sui Requisiti demografici e territoriali: vi sarà un taglio minimo 34 province, altre province saranno soppresse e sostituite dalle 10 città metropolitane. Si auspica inoltre che a queste si aggiunga il taglio di 10 province per le tre Regioni a statuto speciale. Le funzioni amministrative trovano la loro naturale allocazione sul territorio nei comuni che devono essere però accorpati, implementando il meccanismo delle unioni o fusioni. L’intenzione chiara del Ministro è quella di tornare al numero delle Province all’origine della loro istituzione. Nel corso del dibattito il deputato Ceroni (Pdl), facendo l’esempio del Cal delle Marche, ha chiesto se sono previste deroghe alle soglie indicate dal Consiglio dei Ministri e se i Cal possono fare proposte che si distanziano dai requisiti territoriali e demografici e dalle stesse puntualizzazioni del Ministro. Foti ( PDL) ha posto il problema del comune capoluogo e la specificità della soglia demografica. Per il ministro Griffi: “Non è possibile pensare a deroghe, posto che il completamento è affidato a questo Parlamento e a questa legislatura. Pertanto, i requisiti fissati sono puntuali e precisi. Sul capoluogo, fermo restando che l’esempio della Bat non è da esportare, è necessario trovare forme di collaborazione che tenga conto della dislocazione degli uffici periferici, dei presidi sicuri. È evidente che l’individuazione del capoluogo potrebbe essere anche il frutto di un accordo tra comuni”. Sulla legge elettorale e sugli organi il Ministro dice di aspettare la Corte Costituzionale, visto che la stessa si esprimerà esclusivamente sulle modalità di elezioni, sul secondo livello. Non ha senso tergiversare sul processo di riordino, giacché gran parte dei problemi costituzionali sono stati colmanti dalla spending review. Il 3 ottobre si terrà altra audizione del Ministro Griffi, ovvero il giorno successivo la scadenza delle proposte dei Cal regionali.

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