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Mercogliano-Rilancio viale S.Modestino,Sbrescia tra passato e futuro

Mercogliano – Viale San Modestino, tra ricordi e osservazioni, l’intervento di Raffaele Sbrescia Presidente dell’Associazione Amici di Mercogliano. “Negli anni ’60 – racconta Sbrescia – il Viale di Mercogliano dominava un paesaggio incantato come un mare verde che dalle falde del Partenio digradava verso la ubertosa valle del Sabato in cui è adagiata Avellino. Un Sindaco illuminato, Ernesto Amatucci, un esteta, poeta della natura, aveva con lungimiranza fatto apporre il vincolo panoramico (che gli amministratori successivi hanno ignorato) per preservare quel belvedere naturale e renderlo fruibile a tutti, garantendo così – nel rispetto dell’ambiente – un sicuro sviluppo economico oltre che turistico alla nostra comunità. Fiancheggiato da un duplice filare di platani secolari con tanti caratteristici e rinomati ristoranti, il Viale che conduce alla settecentesca Chiesa di San Modestino, da cui prende il nome, era brulicante di turisti e di pellegrini che facevano tappa a Mercogliano al ritorno dal Santuario di Montevergine, oltre che di gitanti che arrivavano a sciami da Napoli e da altre Città e province non solo campane. Ricordavo quegli anni, così ricchi di speranza e di fiducia nell’avvenire della nostra cittadina, passeggiando ieri, Domenica di Carnevale, assieme al mio fraterno amico Franco Esposito, lungo un viale silenzioso e malinconicamente deserto! Del panorama di un tempo è rimasto solo qualche squarcio, come una quinta di teatro decadente, mentre emergono, imponendosi con i loro profili evidenti e i loro colori sgarcianti, lunghe file di case che si arrampicano lungo le pendici del Partenio e che assediano i maestosi alberi le cui radici sono state ripetutamente amputate (e che, almeno per quanto riguarda l’area del Viale, reagiscono spandendosi sui marciapiedi, sollevando i pavimenti e divorando, spesso, i cordoni di pietra che ne delimitavano gli spazi in anguste aiuole). E’ stato scritto, recentemente, che ‘il cancro dei platani di Mercogliano è il cemento’ a causa delle costruzioni a ridosso degli stessi, per non parlare delle opere di manomissione susseguitesi negli anni, per interrare tubazioni idriche o fognarie e reti per le telecomunicazioni, cui l’Associazione Amici di Mercogliano ha cercato invano di opporsi e di cui conserva una documentazione fotografica ‘a futura memoria’.
Mentre la villa comunale attende da anni almeno il ripristino del prato verde e questo è il tempo giusto per provvedervi, in attesa della realizzazione di futuri progetti.
Se il nostro sguardo si spinge verso Torelli si nota che l’area dell’antica frazione mercoglianese è cresciuta in termini di fabbricati realizzati, ma senza una pianificazione urbanistica razionale che avrebbe consentito la nascita di quartieri dinamici e pulsanti e con una adeguata viabilità.
La stessa Villa comunale di Torelli appare chiusa e, comunque, non fruibile, malgrado la buona volontà di qualche amministratore.
Volgendo l’attenzione verso Via Nazionale Torrette emerge con tutta evidenza che i gravi e insoluti problemi di quell’area richiederebbero un grande progetto che preveda la razionalizzazione dell’intero quartiere per garantire la vivibilità dei cittadini.
Tornando al centro del Paese si rileva che i giardinetti a ridosso del Viale, nei pressi della funicolare, sono anch’essi abbandonati. Avvicinandoci alla parte storica del Paese si nota che la piazzetta/parcheggio un po’ più su dell’ufficio postale aspetta ancora di essere inaugurata e finalmente utilizzata!
Poiché è ben noto che l’attuale amministrazione comunale cerchi di operare per migliorare, per quanto ancora possibile, la situazione urbanistica e con essa la qualità della vita nella Città di Mercogliano, sarebbe interessante conoscere quanti vani restano ancora da realizzare e quanti sono stati realizzati fino ad oggi.
Occorrerebbe, poi, un programma di manifestazioni a carattere sia culturale che ricreativo per suscitare interesse e attenzione verso la nostra cittadina.
Sarebbe, poi, doveroso continuare a battersi con ancora più incisività per l’apertura del Centro di ricerca dell’ex IPAI, poiché, malgrado le ricorrenti promesse di finanziamenti e gli accorati appelli della stampa irpina, nulla di concreto si muove. Nelle more di un’auspicabile apertura del Centro, bisognerebbe per lo meno chiedere all’amministrazione provinciale di pulire il giardino che circonda l’ex IPAI e, poiché l’intonaco cade a pezzi, di intervenire per la manutenzione necessaria per salvaguardare il grande edificio che, non va dimenticato, è un monumento alla generosità degli irpini”.

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