L’intervento di La Sala: “Il centro servizi, i sindaci e la viltà”

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ATRIPALDA – Raffaele La Sala, candidato a sindaco nella lista “Piazza Grande”, si esprime a trecentosessanta gradi sul clima che si respira ad Atripalda in vista delle imminenti elezioni amministrative. Di seguito il testo del suo intervento.

“Tra mezze bugie e mezze verità, si sta consumando l’ennesima speculazione politica (dopo la stupefancente avventura delle aste mancate e delle quotazioni a picco -fino a circa la metà delle stime iniziali) alle spalle del Centro Servizi di via San Lorenzo (e degli incolpevoli cittadini). Una storiaccia più volte denunciata in Consiglio Comunale e sulla stampa e che oggi, nella estemporaneità di dichiarazioni e repliche, non si sa se suggerite più dalla fretta o dalla malafede, rischia di condizionare pesantemente la vita finnaziaria e pubblica della nostra Atripalda. Insomma due candidati (che credono di aver già vinto prima di giocare la partita, immagino invocando nomination demitiane e disinvolte filiere istituzionali) si azzuffano di santa ragione e discettano di aria fritta. Laurenzano sa bene (o dovrebbe sapere, o almeno qualcuno glielo spiegherà) che non c’è ad oggi nessun atto formale, a p arte una occasionale e non più ribadita dichiarazione del dr. Florio, come è costretto a precisare in una arruffata ed imbarazzata replica scritta chissà da chi… (non sarà mica il solito cidép?). Nella quale liquida il contenzioso certo con i proprietari dell’immobile attualmente occupato dall’Asl, in via Manfredi, con una stupefacente dichiarazione (“…pur comprendendo..” ecc. ecc.); così come appare di assoluta gravità (fino alla turbativa d’asta eventuale) l’affermazione che il Comune non sarebbe interessato al “quantum” del fitto, ma solo a sgravarsi delle spese e sarebbe perciò avvantaggiato in una procedura a farsi. Ma se questo è (al solito “plasticamente”) Laurenzano e con lui qualche ineffabile comunicatore, non meno stupefacenti e gravi sono le dichiarizioni in replica di Spagnuolo (Paolo). Il quale, … fosse eletto sindaco… gliela farà vedere all’Asl…, la aspetterà al varco e minacciosamente conclude…”Vedremo se l’Asl accetterà…”. Ma persino più insidiosa è l’affermazione finale. Se i cittadini non lo vorranno sindaco, tornerà -dice- alla sua amata professione “anche perché -cito testualmente- in caso di elezione di Laurenzano sarà meglio rimanere a casa piuttoste che vivere nella sua -dice proprio così: sua- desolata Atripalda”. No, Paolo, non ci siamo. Le tue dichiarazioni – pure nella concitazione di una campagna elettorale- manifestano esplicitamente un pericoloso retropensiero e tradiscono la stessa visione miope della Città e dell’amministrazione pubblica. Chi si candida (chi si candida a guidare una Città) si impegna -eletto o non eletto- ad essere al servizio dei cittadini. Perché Atripalda non sarebbe di Laurenzano (se fosse sciaguratamente riconfermato… grazie alle filiere…, ieri di sinistra ed oggi di destra), come non sarebbe tua. Ma sempre dei cittadini, di tutti quelli che la vivono, della gente normale, di tutti. E’ questo che, con umiltà e proposte concrete (certo alcune anche di Andrea De Vinco, talvolta giudicate con sufficienza, ma sempre in anticipo sui tempi) testimonia “Piazza Grande”. E sarei veramente lieto se qualcuna delle sue intuizioni, potesse trovare, grazie alla professionalità ed all’entusiasmo dei nostri candida ti, il consenso e le risorse per essere realizzata. Un ultima considerazione. Per Laurenzano e Spagnuolo (a leggere i loro comunicati) i ‘giochi’ sembrerebbero già fatti. Ho la chiara sensazione che non sia proprio così e che gli elettori sapranno valutare anche queste loro implicite ed esplicite supponenze. Perché false e risibili indignazioni (come quella messa in scena sulla tragedia di Abellinum della quale nessuno sembra rendersi conto della reale portata trastullandosi su ipotesi di ‘sviluppo’ tutte da definire), così come replichette astute, non cancellano i gravi conflitti nè sanano le lacerazioni di due schieramenti raccolti all’ultim’ora nella presunzione di una vittoria… a tavolino. (E nel caso di Laurenzano anche con grave e certo pregiudizio del rispetto della legge… una deplorevole vicenda solo rinviata). “Piazza Grande” si affida, invece, serenamente al giudizio maturo e consapevole della gente normale, che in questa faida tra tirannelli di paese e finti leader di partito, scrive una delle pagine peggiori della politica cittadina e fa rimpiangere, pur con i loro errori, le storie dei grandi partiti di massa. Sappiamo che nella drammatica congiuntura di oggi e nel disastro finanziario che Laurenzano ed i suoi ex compagni contro, consegnano alla nostra Città (altro che le annunciate demagogie di promessi risanamenti) sarà già tanto se si potrà assicurare, una ordinata, dignitosa e rigorosa amministrazione del quotidiano (ma senza rinunziare ad indicare prospettive ed indicare traguardi). E’ questa la funzione alta che la politica dovrà ritrovare, anche nelle torbide e turbolente angustie dell’oggi e nello scontro (niente affatto titanico) tra burocrazie di partito e confusi pensieri. Ripartiamo dalla politica delle cose e dei bisogni, magari da quelle necessità che non hanno forza e voce per farsi sentire. Per esempio dalla riqualificazione di piazza Vittorio Veneto, dalla pedonalizzazione di piazza del Tempio Maggiore, dalla riqualificazione di aree residuali e di sedime nel centro storico, dallo snellimento delle procedure burocratiche e degli adeguamenti tariffari d’ufficio, in presenza di intervenute variazioni anagrafiche, dall’ampliamento del marciapiede antistante alla chiesa del Carmine (almeno per ragioni di sicurezza, oltre che di ‘decoro’), dalla riqualificazione delle piste ciclabili, anche in un nuoco contesto e con nuove funzioni, dala risistemazione della villa comunale (anche con l’intervento di privati), dalla fruizione del Parco Pubblico (non ancora intitolato, ma non c’era una clausola nella cessione?) affidandolo ai residenti ed alle associazioni (come “La verde Collina” che, a costo di gravi sacrifici, assicurano comunque una visibilità all’int era area); dal rilancio nel centro storico, attraverso interventi sulle superfici minime e micro incentivi, di attività artigianali e d’arte, e del piccolo commercio tradizionale e di qualità. Sono solo alcuni esempi della politica delle cose che “Piazza Grande” si impegna a realizzare senza promesse fantasiose, patteggiamenti oscuri, o -non sia mai- ricatti. Augurandosi che altri possano dire e fare altrettanto. E’ su questi temi che appare non più rinviabile un confronto pubblico tra i candidati sindaci. Perché il silenzio o la fuga, a questo punto, sarebbe solo un atto di viltà”.

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