Le mani dei Pagnozzi su Roma: “Espandersi nel mercato della droga”

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“I napoletani della Tuscolana“, così venivano chiamati gli uomini vicini a Domenico Pagnozzi, figlio di Gennaro, boss storico del clan, detto “o’ Giaguaro” .Gestivano lo spaccio in alcune piazze della periferia della Capitale, come Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara. E avevano investito i proventi del business criminale in bar, ristoranti e locali del Centro storico della Capitale, negozi, autosaloni. Sessantuno di loro sono finiti in manette in un’operazione che ha smantellato il clan camorristico caratterizzato dall’integrazione tra personaggi di origine campana e noti criminali romani tanto da poter essere considerata una realtà autoctona che si avvaleva però della connotazione camorristica del suo capo di alcuni affiliati per poter accrescere la propria forza intimidatrice nella Capitale.

L’organizzazione intendeva monopolizzare anche il controllo della distribuzione delle slot machines in molti esercizi commerciali della zona Tuscolana-Cinecittà e si stava muovendo in questa direzione.

Sotto sequestro sono finiti bar, ristoranti e negozio di orologi del centro di Roma. Tra i dodici esercizi commerciali posti sotto sequestro ci sono anche due autosaloni e un locale notturno in zona Tiburtina. Alla lista si aggiungono poi 30 immobili – 28 dei quali a Roma e provincia, uno nell’Avellinese e uno a Isola di Caporizzuto – 72 veicoli, 20 società e 222 rapporti finanziari per un valore complessivo stimato di circa 10 milioni di euro.
“Siamo convinti che il gruppo volesse espandere il proprio raggio di azione soprattutto per quanto riguarda le piazze di spaccio di droga – ha rivelato il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il generale Salvatore Luongo – E’ un sodalizio criminale autoctono che nasce con matrice camorristica, ma si sviluppa nella Capitale”

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