L’analisi – Tre punti in due mosse: audentes fortuna iuvat, Rastelli

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(di Claudio De Vito)

Il famoso detto latino “la fortuna aiuta gli audaci”, tradotto in termini calcistici, significa essere capaci di portare gli episodi dalla propria parte. E l’Avellino lo ha fatto ieri con le sue tradizionali prerogative: la forza del gruppo a sopperire alla mancanza di qualità nei singoli e, alla base, la capacità dell’allenatore di capitalizzarne il furore agonistico con una mossa decisiva nel primo tempo. E’ bastata questa duplice componente per avere la meglio di un Latina sceso in Irpinia con il chiaro intento di giocare a calcio senza speculazioni di sorta, considerata anche la deficitaria classifica. C’erano da allontanare i fantasmi della psicosi da “Partenio-Lombardi”, diventato nuovamente amico seppur in una veste impoverita (1076 i paganti, di cui 279 ospiti: è record negativo stagionale di spettatori paganti biancoverdi) ma ugualmente festante grazie alla pax siglata con la squadra a fine partita.

Scacco decisivo. Per la prima volta in assoluto in questa stagione, Rastelli ha confermato in blocco la formazione rispetto alla precedente uscita. D’altronde, squadra che vince non si cambia, e allora il 3-5-2 di partenza è salito sul palcoscenico con gli stessi interpreti della fortunata notte di La Spezia. Per una buona mezz’ora, però, l’undici biancoverde ha faticato non poco contro la disinvoltura di un avversario, abile in fase di palleggio con Olivera a godere di troppo spazio in fase di impostazione del gioco. L’uruguagio ha fatto il bello e cattivo tempo anche perché l’Avellino glielo ha consentito essendo schiacciato con i suoi tre mediani, sulla stessa falsariga del primo tempo del “Picco”. Troppo facile dunque per i pontini trovare sbocchi sulle fasce con le due catene Ristovski-Oduamadi e Alhassan-Jaadi che, per fortuna dei lupi, non hanno recapitato rifornimenti invitanti per la boa Litteri. Ma la mossa di scorta Rastelli l’aveva portata nella manica e l’ha sfoderata nel finale della prima frazione con il passaggio al centrocampo a rombo. L’avanzamento di Schiavon quasi a ridosso delle due punte ha fatto respirare Arini, costringendo Olivera ad avere l’ex Cittadella spesso e volentieri nei suoi paraggi. E’ il classico accorgimento rastelliano in chiave di non possesso per inaridire la fonte di gioco avversaria.

Dalle stelle alle spalle (larghe). Il 4-3-1-2, insomma, ha riportato il match in equilibrio dal punto di vista del gioco. Un copione valido anche per il primo quarto d’ora della ripresa, poi l’episodio che ha spaccato la partita sul piano dei nervi e del temperamento. Evidentemente Olivera non ha creduto ai suoi occhi di avere la possibilità di decidere per la seconda volta di fila la partita dagli undici metri, graziando quella che sarebbe potuta essere la sua nuova squadra a gennaio. L’Avellino ha ringraziato a sua volta per il pensiero e, nonostante l’inferiorità numerica, ha colpito senza pietà in un sussulto d’orgoglio con il suo uomo simbolo, quel Castaldo tornato a mettere a segno gol pesanti. Lucido nelle difficoltà con i suoi uomini di maggiore esperienza, ma anche astuto. L’Avellino, a proposito di nervi saldi, ha innervosito gli avversari che con Oduamadi hanno accusato il gap caratteriale del momento storico del match perdendo definitivamente testa e contesa. L’episodio che premia l’audacia dei lupi: seconda mossa – se così la si vuol chiamare – conseguenza di quella prettamente tattica del primo tempo.

Ministero della difesa. La retroguardia biancoverde è sul podio del torneo cadetto, insieme al Bologna, per il quantitativo complessivo di reti incassate, mentre al pari del Vicenza sale di un gradino per quel che riguarda i gol subiti davanti al proprio pubblico. In effetti, l’Avellino non le prende da due partite e mezza, complice il collaudato assetto difensivo con il trio Pisacane-Ely-Chiosa. Se allo stato di grazia del terzetto difensivo poi si abbina il momento di forma di Gomis, allora i conti tornano. Il portiere scuola Toro ha superato l’appannamento vissuto contro il Cittadella e ora, parate a parte, custodisce un dato davvero curioso alimentato proprio dai 90’ con il Latina. Con il tiro alle stelle di Olivera, infatti, sono quattro su cinque i penalty falliti con l’ex Crotone dai pali: soltanto Caputo a Bari è riuscito nell’impresa di fare centro, poi Coralli e Ardemagni (anche loro alle stelle) hanno preceduto l’uruguayano in forza ai pontini e Rodrigo Taddei si è fatto ipnotizzare. In questa pazza Serie B, con una solida difesa si può arrivare fino in fondo.

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