
(di Luca Guarracino) – Abbiamo vinto dagli undici metri… ma anche per questo esiste il Padreterno. Dopo aver pianto per i rigori sciupati contro i transalpini nella finale mondiale e perso l’europeo per una rete di Trezeguet nei secondi finali, potevamo ancora perdere contro i cugini d’Oltralpe? Siamo stati impeccabili, forse più stanchi, ma indomiti. Alla fine il Padreterno ha deciso la nemesi storica: Trezeguet ha sbagliato, Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e Grosso hanno bucato per cinque volte la rete difesa da Barthez. Campioni del mondo, campioni sul campo, nel combattimento, nella semplicità, nei valori, nel collettivo. Siamo stati grandi e siamo davvero tutti orgogliosi della nostra Italia. Orgogliosi per poter gridare con forza e applaudire i nostri azzurri: davvero meravigliosi per aver vinto un mondiale, il quarto della nostra storia, insperato e per questo più intenso ed esaltante. E’ stato il mondiale di Lippi, il nocchiero della squadra, silenzioso e con il timone ben saldo tra le mani che ha avuto il merito di miscelare bene le sue carte e i suoi assi. Da domani, Grosso non significherà più ..grande, ma Fabio il terzino sconosciuto ai tanti, capace di regalarci un rigore all’ultimo secondo con l’Australia, una rete capolavoro a due minuti dal termine dei supplementari con la Germania e il rigore decisivo con la Francia. Sarà ricordato come il mondiale di Pirlo, il calciatore dal tocco sapiente e dal fisico magro ma instancabile nell’impostare il gioco d’attacco. Sarà il mondiale di Gattuso, il calciatore con due p… grandi come i meloni e con i polmoni dei maratoneti di una volta. Uomini d’acciaio, spesso figli di emigranti, insaziabili nel combattimento e nell’appartenenza fiera ad un popolo. E poi Buffon, fortissimo tra i pali, grande nelle uscite. Una saracinesca: battuto solo dalla Seredova, bella e vera nella sua partecipazione accanto all’uomo ragno della nazionale. E poi, Zambrotta, stantuffo eccezionale,Materazzi il grattacielo, Totti l’umano, Del Piero l’orgoglioso,Camoranesi il cuneo, Perrotta l’incursore, Toni il generoso, De Rossi il bambino che ha compreso la lezione. Infine tutti, davvero tutti, senza dimenticare nessuno, ad iniziare da Inzaghi, ricordando Iaquinta, Barone, Oddo e perché no, Ciro Ferrara, utilissimo nel sapiente gioco dello spogliatoio. Un cocktail perfetto di lealtà e di calcio pulito: Lippi ha shakerato bene tutti gli ingredienti a disposizione: carattere, dosaggio delle forze a disposizione, porte chiuse ai cronisti della curiosità, psicologia e tanto gruppo. Alla fine, calciopoli e i pettegolezzi son serviti: abbiamo vinto bene, con il sudore all’italiana e la creatività della nostra storia. Da parassiti del giornalismo tedesco, siamo passati nell’arco di pochi giorni ad eroi e grandi. Eppure non abbiamo reagito, scherzando sulle pizze e sui galletti, e non abbiamo commesso l’errore di Zidane di rispondere alle frasi con una testata… Per dirla tutta, siamo stati intelligenti, italiani virtuosi, dal cuore grande e dalla fatica immane. Per una volta tanto, non siamo stati scansafatiche, furbetti, provocatori e fatemelo dire, insensibili. Siamo stati KAN-NAVARO: perfetti nell’anticipo, rigorosi nelle marcature, impeccabili in campo e fuori. Campioni dell’Italia unita, con tanto di sentimento napoletano, con la testa milanese e settentrionale, la genialità e la discrezione degli uomini del centro della Penisola, e la testardaggine e l’orgoglio degli uomini del sud. Lippi ha già deciso che si dedicherà alla barca: forse sì, forse no. Nel frattempo,noi da ogni angolo del pianeta, continueremo a ricordare, la magica parola…KAN-NAVARO. E’ il nostro modo di essere… per vincere e ripartire.