In Molise le stanno provando davvero tutte per salvare l’Ittierre, azienda nota nel campo di abbigliamento. Il parco-marchi internazionali che si sono affidati a Ittierre, va da Tommy Hilfiger a Aquascutum, da Balmain a Galliano, che anche il made in Italy non manca. E’ notizia di poche ore fa che l’assemblea dei soci ha ratificato l’ingresso nel consiglio di amministrazione dell’avellinese Alberto Manganiello (originario di Montefusco), manager di provata esperienza a livello nazionale. Il manager ha già fornito in passato consulenze per diverse società operanti in Molise. La nomina avviene proprio a poche ore dall’incontro al Ministero dello Sviluppo che con ogni probabilità slitterà, giusto per dare il tempo utile a Manganiello di prendere visione degli incartamenti. Salvare la Ittierre non sarà facile, ma l’obiettivo è quello di trovare una strada per far ripartire la produzione e salvaguardare oltre 700 posti di lavoro. L’azienda è licenziataria di molteplici griffe della moda ed ora è in concordato preventivo. Anche le istituzioni si stanno attivando per tentare il recupero dell’azienda. Una matassa difficile da districarsi, visto il passivo enorme. I dipendenti chiedono certezze al proprietario Antonio Bianchi, imprenditore che ha rilevato il gruppo in amministrazione straordinaria nel 2011. A Bianchi, che ha chiesto il concordato preventivo, il tribunale di Isernia, per evitare il fallimento, ha dato due mesi di tempo per presentare un piano di ristrutturazione e rilancio della società. Bisognerà quindi aspettare il 26 novembre, giorno in cui sarà presentato il piano, per sapere quale sarà l’iter che spetterà all’azienda.Il tribunale di Isernia ha nominato anche un commissario che vigilerà sulla situazione aziendale fino al 26 novembre, in attesa delle decisioni del giudice sulla richiesta di concordato preventivo. Alberto Manganiello a questo punto avrà il compito di allacciare i rapporti con il commissario Sergio Ferreri per trovare una via di uscita. Numeri alla mano su Ittierre pesa un debito di circa 88,7 milioni di euro, di cui 6 milioni da dare ai dipendenti, 50 milioni di euro a fornitori e licenziatari, e 32,7 milioni agli istituti di credito.
Redazione Irpinia
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