Molteplici le cause alla base del problema, come ha evidenziato ancora Fierro. “Cambiamenti climatici del pianeta, drastico abbassamento della falda acquifera, incremento sregolato e selvaggio dei reflui, sia di natura civile che industriale, compresi gli scarichi abusivi, hanno progressivamente modificato la natura dei corsi d’acqua, da fiumi a torrenti. Se a questo aggiungiamo la scarsa sensibilità al problema di chi governa il territorio e l’insufficienza di fondi operativi, non è difficile comprendere come si sia arrivati a questa situazione”. E in questo senso lo scenario è davvero preoccupante visto che tutti i fiumi della Provincia, ad eccezione forse del Sele, sono interessati al problema e che in alcuni casi, come nella valle del Sabato, il contesto è davvero drammatico. D’altro canto le possibili soluzioni esistono e non è difficile immaginare quali siano: la progressiva attivazione delle istituzioni locali verso l’adeguamento normativo. Ma la realtà dei fatti è molto più complessa. Alle considerazioni di natura tecnica, infatti, vanno aggiunte quelle di natura governativa. “L’eccessiva parcellizzazione delle competenze amministrative – avvertono Fierro e Barbato – non giova affatto ad una omogenea risoluzione del problema, bisognerebbe invece ragionare in ottica comprensoriale, richiamando anche un maggiore impegno dell’ente Regione, soprattutto di natura economica. E non bastano nemmeno le aspre sanzioni economiche e le responsabilità penali per i Comuni inadempienti a garantire la purificazione delle acque fluviali”. Come dire, un bel po’ di coscienza ambientale in più da parte di tutti senza dubbio non guasterebbe. (di Eddy Tarantino)