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Irpinia – Fiumi malati, solo il 25 per cento del territorio a norma

Avellino – Inquinamento dei fiumi, depurazione dei reflui, impatto ambientale, cause dello status quo e possibili soluzioni al problema sono stati gli argomenti al centro della conferenza stampa tenuta questa mattina presso la sala Grasso di Palazzo Caracciolo. Un incontro alla presenza di Bruno Fierro, assessore provinciale all’Ambiente, e Cosimo Barbato, direttore Arpac, che è servito a fare il punto della situazione anche grazie alla diffusione di un report d’analisi relativo al monitoraggio degli impianti di depurazione della nostra provincia. In questo senso i dati forniti (risalenti al 2005 ma sostanzialmente attuali) restituiscono una fotografia a macchia di leopardo del nostro territorio, dove prevale ancora l’inidoneità delle infrastrutture preposte al trattamento delle acque, ma che registra una progressiva sensibilizzazione dei Comuni al problema. “Allo stato corrente – ha spiegato Bruno Fierro – circa il 75 per cento delle realtà territoriali non sono ancora a norma”. Le fattispecie rilevate sono in sintesi tre, l’assoluta mancanza di impianti di depurazione, la presenza di strutture non perfettamente funzionanti o non completamente rispondenti ai requisiti legislativi, e il ‘faticoso’ adeguamento al trattamento delle acque di alcune amministrazioni comunali. Un quadro preoccupante che deve necessariamente mutare, “se non vogliamo – ha avvertito l’assessore all’Ambiente – che i nostri fiumi si trasformino in discariche a cielo aperto”.
Molteplici le cause alla base del problema, come ha evidenziato ancora Fierro. “Cambiamenti climatici del pianeta, drastico abbassamento della falda acquifera, incremento sregolato e selvaggio dei reflui, sia di natura civile che industriale, compresi gli scarichi abusivi, hanno progressivamente modificato la natura dei corsi d’acqua, da fiumi a torrenti. Se a questo aggiungiamo la scarsa sensibilità al problema di chi governa il territorio e l’insufficienza di fondi operativi, non è difficile comprendere come si sia arrivati a questa situazione”. E in questo senso lo scenario è davvero preoccupante visto che tutti i fiumi della Provincia, ad eccezione forse del Sele, sono interessati al problema e che in alcuni casi, come nella valle del Sabato, il contesto è davvero drammatico. D’altro canto le possibili soluzioni esistono e non è difficile immaginare quali siano: la progressiva attivazione delle istituzioni locali verso l’adeguamento normativo. Ma la realtà dei fatti è molto più complessa. Alle considerazioni di natura tecnica, infatti, vanno aggiunte quelle di natura governativa. “L’eccessiva parcellizzazione delle competenze amministrative – avvertono Fierro e Barbato – non giova affatto ad una omogenea risoluzione del problema, bisognerebbe invece ragionare in ottica comprensoriale, richiamando anche un maggiore impegno dell’ente Regione, soprattutto di natura economica. E non bastano nemmeno le aspre sanzioni economiche e le responsabilità penali per i Comuni inadempienti a garantire la purificazione delle acque fluviali”. Come dire, un bel po’ di coscienza ambientale in più da parte di tutti senza dubbio non guasterebbe. (di Eddy Tarantino)

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