«Su Irisbus la politica e le Istituzioni finora si distinguono per continuare a fare solo fumo e intanto si mangiano i soldi che possono servire per rilanciare il settore attraverso una pletora di aziende di trasporto pubblico locale (e di relativi consigli di amministrazione di nomina politica) che solo in Campania sono oltre 130. – ha dichiarato Lina Lucci, Segretario Generale Cisl Campania – La Regione presenti quanto prima un piano di razionalizzazione che punti a un accorpamento vigoroso liberando risorse e restituendo fiducia al settore. Contemporaneamente va centralizzata la spesa con una stazione unica appaltante per gli autobus che occorrono sul tutto il territorio regionale. È inconcepibile che per ogni azienda di trasporto debba esserci un singolo appalto, con un sistema che brucia risorse e che non si capisce bene a quale logica possa rispondere. Altro che accorpamento delle province (che piuttosto andrebbero abolite) – ha continuato Lucci – si punti ad accorpare gli enti che svolgono le stesse funzioni su base provinciale o sub provinciale per rendere più efficiente il settore. In questa maniera la Regione Campania può fare da apripista, proseguire lungo la linea del rigore e chiedere che riduzioni delle aziende, e dei relativi cda, e centralizzazione degli appalti vengano fatte anche nelle altre regioni, aprendo realmente una discussione con il Governo finalizzata a trovare risorse importanti da investire in nuovi autobus. Se il Governo dice che ci sono 16 milioni di euro per il comparto, a fronte dei 300 milioni che occorrerebbero per rottamare i 50 mila autobus in circolazione, proviamo a pensare che ogni singola Regione, comprensiva dei livelli provinciali, ci metta almeno 2 milioni di euro. Così le risorse disponibili supererebbero complessivamente i 50 milioni di euro, dando il respiro necessario al settore e un segnale concreto al sistema Paese, in un settore essenziale e che risponde a esigenze diffuse tra i cittadini. Irisbus più di altre vertenze, infatti, è una questione di chiaro interesse nazionale. Tanto più che l’Italia, rinnovando meno spesso di altri Paesi europei il parco mezzi (qui gli autobus viaggiano per almeno dieci anni, in Ue mediamente sui 7-8 anni), per fine anno corre anche il rischio di una pesante multa per infrazioni ambientali, stimata in 1 miliardo e settecento milioni di euro. In questa situazione la politica, di là da annunci più o meno roboanti, è stata nella sostanza praticamente assente. Basta vedere cosa è accaduto il 26 luglio scorso: alla riunione sul trasporto pubblico locale non ha partecipato il principale interessato, l’unico in grado di dare risposte, ovvero la Conferenza Stato Regioni, né ci risulta che ci sia stata una sollecitazione locale, regionale, provinciale e comunale a quella partecipazione. Domani – ha concluso Lucci – stiano tutti al tavolo e, oltre a pretendere – come i sindacati stanno facendo unitariamente – dall’azienda un piano e dal Governo misure dedicate, dicano anche cosa pongono sul tavolo, a cominciare da azioni di efficientamento sul territorio, come l’accorpamento delle aziende di trasporto pubblico locale e la centralizzazione degli appalti».
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