La condanna adesso è definitiva. Come nelle peggiori dittature, è arrivata la definitiva condanna alla libertà di espressione. Oggi pomeriggio la Cassazione ha, infatti, confermato i 14 mesi di reclusione in carcere al direttore del Giornale Alessandro Sallusti per diffamazione aggravata. Subito dopo aver appreso la notizia, il direttore ha incontrato i giornalisti del Giornale per fare sapere che è intenzionato a scontare la propria pena: “Non ho alcuna intenzione di chiedere misure alternative alla galera”. La notizia è arrivata in redazione come una bomba. La magistratura italiana ha fatto calare l’ascia sulla libertà di espressione: una sentenza che getta vergogna su tutta l’Italia. Quattordici mesi di carcere per un articolo che l’allora direttore di Libero non ha mai scritto. È stato ritenuto responsabile dalla magistratura nostrana che ha deciso, oggi pomeriggio, di assestare l’ennesimo colpo politico. Proprio per questo Sallusti, incontrando i giornalisti nella sede di via Negri a Milano, ha detto chiaramente che non ha alcuna intenzione di “chiedere misure alternative di galera”. Il carcere, quindi. Non solo. Con una nota dell’ufficio stampa della Suprema Corte, la Cassazione ci ha tenuto a dire che aspetti del processo non sarebbero stati esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi. In realtà, oltre ad andare contro alla Corte di giustizia europea, secondo cui non si può mai mandare in carcere per quello che ha scritto, la sentenza della Cassazione dimostra a che punto siamo arrivati in Italia: adesso i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opnioni che esprimono. “Mi rifiuto di essere rieducato da qualcuno, credo che l’affidamento deve avvenire per qualcuno che spaccia droga magari anche per qualche politico che ruba”, ha detto Sallusti ai giornalisti del Giornale spiegando per quale motivo non chiederà misure alternative al carcere né chiederà al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la grazia: “Alcuni magistrati hanno voluto decidere quali dovevano essere i nostri primi ministro, i nostri ministri e governatori – ha aggiunto il direttore – adesso addirittura vogliono decidere chi debbano essere i direttori dei giornali”. Un “gioco” a cui Sallusti ha deciso di non sottostare: “Vado in galera e non accetto alcun compromesso”.”Domani farò il titolo più semplice della mia vita – ha continuato il direttore – Sallusti va in galera”. Un titolo che nessun giornalista vorrebbe mai fare. Una notizia che nessun giornalista vorrebbe mai scrivere. Eppure, oggi è successo. Durante l’assemblea di redazione Sallusti ha comunicato la propria decisione di rassegnare le dimissioni da direttore del Giornale spiegando che non può fare il giornale da uomo non libero. Al direttore verrà “automaticamente” sospesa l’esecuzione della pena detentiva dal momento che non ha cumuli di pena né recidive. Il principio, però, rimane. Non cambia nulla, nemmeno se, poi, la magistratura ci mette sopra una toppa. A questo punto non resta che augurarsi che la politica prenda atto di quanto successo e riveda la legge riducendo la pena a pecuniaria. “È una sentenza sconvolgente, ci sentiamo tutti Sallusti…”, ha commentato il segretarioFnsi, Franco Siddi, “È una norma illiberale nell’ordinamento di paese dalla costituzione democratica che sconfigge e mortifica la libertà di espressione, e priva un uomo della libertà personale. I giornalisti sapranno dare una risposta unitaria e straordinaria, oggi dobbiamo sentirci tutti condannati come Sallusti”. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha inoltre invitato i giornali a lasciare spazi bianchi in prima pagina come “segni tangibili di protesta” contro “la mostruosità di queste norme affinché siano cancellate al più presto”. Della stessa idea il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino: “Ci saranno le argomentazioni giuridiche per sostenere una decisione del genere ma le conseguenze della decisione della Cassazione rappresentano un’evidente intimidazione a tutti i giornalisti. L’Italia precipita a livelli di quarto mondo. Che si vada in carcere per un’opinione è qualcosa che non avremmo mai immaginato in un Paese che continua a proclamarsi culla del diritto”. Tante le manifestazioni di solidarietà anche da parte dei colleghi giornalisti. “È un triste giorno per la libertà di stampa e per la giustizia italiana: la mia completa solidarietà al collega Alessandro Sallusti”, dice Mario Sechi, direttore del Tempo, “Ci ritroviamo i disonesti in libertà che diventano star televisive e i giornalisti in prigione. C’è molto da riflettere sulla civiltà giurifica di questo paese, e non solo giuridica”. Solidarietà anche dal direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, “Trovo sconcertante solo l’idea che un giornalista possa finire in carcere per la pubblicazione di un articolo. Abbiamo toccato uno dei punti più bassi della nostra civiltà giuridica. Mi auguro che vi sia la possibilità di correggere questa sentenza peraltro assai diversa da quella di primo grado”. “Sallusti deve andare in galera per una cosa del genere, e quei delinquenti che hanno rubato alla regione Lazio sono tranquilli fuori? Sono davvero schifato”, ribatte Vittorio Feltri, “La responsabilità oggettiva è un assurdo: il diffamato deve essere risarcito dal punto di vista economico, non mandando in galera la gente. Non me la prendo con i giudici, perché applicano la legge e la legge dà loro strumenti importanti, che vanno dal temperino al mitra. A volte usano il primo, a volte il secondo e hanno la discrezionalità per farlo. Il problema è che questa legge sulla diffamazione è sbagliata e fascista, la stessa Unione europea più volte ha raccomandato all’Italia di conformarsi alle disposizioni europee. Solo in Italia è prevista la galera per reati a mezzo stampa”. Più moderato Mario Orfeo, direttore del Messaggero: “Io credo che la condanna a Sallusti sia figlia di una legge sbagliata che la politica ha il dovere di cambiare. Mi auguro fortemente che questa sentenza possa portare rapidamente ad un cambiamento”. PerGad Lerner poi la sentenza è “eccessiva nella pena comminata e quindi sbagliata” e la responsabilità oggettiva del direttore è “molto discutibile e insensata: è materialmemnte impossibile per un direttore poter controllare ogni giorno, ogni momento quello che esce o viene detto o pubblicato dalla testata che dirige. E lo dico con esperienza, essendosi passato anch’io”. “Sarebbe clamoroso se Sallusti, dopo tutti i pronunciamenti che ci sono stati, dal Quirinale in giù, andasse in carcere. Spero e credo che non ci vada”, ha detto Enrico Mentana, “Personalmente non auspico il carcere per nessuno. Il problema non è tanto, e soltanto per un giornalista o per un direttore di giornale, per colpe solo delegate dalla sua responsabilità. La questione è, in generale, quella della sproporzione della pena, soprattutto quando in tema di diritti, libertà e doveri si arriva ad usare l’arma della carcerazione”. “Questo mestiere non si può più fare”, aggiunge Maurizio Belpietro, “Se i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opnioni che esprimono, non si può più fare”. “Non si può andare in galera per un’opinione, anzi per il mancato controllo su un’opinione altrui”, sostiene il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, “È una decisione che deve suscitare scandalo”. “Si trovano sempre codicilli per evitare la galera a mafiosi conclamati, pusher, pirati della strada che provocano stragi sotto l’effetto di droghe, assassini e stupratori. Ma quando si tratta di mettere in galera un giornalista che non fa parte del coro, non c’è alcuna remora”, aggiunge Clemente Mimun, mentre Lucia Annunziata sostiene: “È una cosa sbagliatissima e un precedente inquietante. Mi dispiace tantissimo”. “La sentenza della Cassazione che condanna il direttore de “Il Giornale”Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere per diffamazione rappresenta un vero e proprio attacco alla libertà di stampa, in un momento particolare della vita democratica del paese, in cui tanti scandali emergono solo per il coraggio di tanti giornalisti e pubblicisti. Come iscritti all’Ordine dei Giornalisti della Campania esprimiamo al Direttore Sallusti la nostra piena ed affettuosa solidarietà, ricordando le Sue tante battaglie per una Italia più libera e moderna”. E’ il messaggio che giunge dall’Irpinia di Claudio Rossano e Antonio Buonaiuto.
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