Cosa fare in questo lunedì di Pasquetta se volete trascorrerlo all’aria aperta ma allo stesso tempo cogliere l’occasione per fare un tuffo nella storia e saperne di più dei popoli che hanno abitato l’Irpinia?
Una buona idea potrebbe essere quella di visitare il Parco Archeologico di Aeclanum al Passo di Mirabella. Ingresso gratuito con orario 10.30 – 15.30.
Il sito che il prossimo ottobre sarà anche scenario di alcuni momenti del G7 degli Interni che, come ben noto oramai, sarà ospitato dalla città di Mirabelle Eclano, si trova immerso nel verde ed offre degli scorci meravigliosi tra le rovine di una città che vide grandi fasti nell’epoca romano-imperiale.
È possibile ammirare le terme, il mercato detto macellum, abitazioni, botteghe ed i resti di una basilica paleocristiana. Sono visibili, inoltre, tracce della fortificazione, costituita da mura alte circa 10 metri, realizzate in opus reticulatum composto da prismi di travertino e interrotte da almeno tre porte e torri di diversa grandezza.
“Abitata sin dall’età eneolitica (necropoli in loc. Madonna delle Grazie) – si legge sul sito del Ministero della Cultura – in località Passo di Mirabella Eclano sorgeva l’antica Aeclanum il cui primo impianto può risalire alla fine del III sec. a.C.
Il centro fu dotato inizialmente di una cinta muraria in legno (Appiano), successivamente incendiata dal dittatore Silla nell’anno 89 a.C. Intorno al I sec. a.C., ossia al tempo dell’istituzione del municipium, l’impianto della fortificazione fu ricostruito in opera reticolata, seguendo un andamento irregolare che delimitava un pianoro di forma triangolare.
All’interno delle mura non è stato sino ad ora possibile collocare con esattezza il foro civile, sede della vita amministrativa e politica del municipium, anche se la zona è in parte nota. Del macellum (mercato all’aperto per carni e pesce) è visibile una costruzione centrale a pianta circolare, ubicata a nord del supposto foro e che presumibilmente doveva essere circondato da uno spazio porticato e da tabernae (botteghe).
Prospiciente una strada basolata è visibile un’abitazione con peristilio sostenuto da colonne in laterizio, originariamente coperte di stucco. Alla stessa abitazione appartenevano anche altri ambienti, con funzione di rappresentanza. In una fase successiva l’abitazione sembra cambiare destinazione d’uso, in particolare nel peristilio, che ha oramai perso la funzione di centro della casa per ospitare pozzi e apprestamenti per produzione artigianale. Il rinvenimento durante le fasi di scavo di una grande quantità di scorie di vetro ha fatto supporre che si trattasse di un’officina di vetraio.
Su una breve altura, a nord-ovest, sorgeva un complesso termale, le cui strutture sono ancora ben conservate per un’altezza notevole, in alcuni casi fino all’attaccatura delle volte. All’interno del complesso termale, al momento degli scavi, furono rinvenute statue e decorazioni marmoree, che attestano la magnificenza raggiunta dal centro irpino, soprattutto nel corso del II sec. d.C.
La presenza di una basilica cristiana intra moenia, risalente alla fine del IV sec. d.C., attesta il protrarsi della vita nell’insediamento urbano, nonché l’esistenza della sede di diocesi, che ebbe quale suo vescovo il celebre Giuliano, avversario di Sant’Agostino.
La città risulta abitata sino al VII sec. d.C. Dall’VIII sec. il sito viene ricordato con il toponimo di “Quintodecimo”, attestante la distanza del centro da Benevento di quindici miglia”.