I cerotti della politica

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Stravince il Popolo della Libertà, regge bene il Partito Democratico, si assiste al tracollo della Sinistra Arcobaleno, un vero disastro, e dopo oltre 40 anni, nonostante l’Udc ottiene il 15%, più del doppio del dato regionale, Ciriaco De Mita non approda al Parlamento. In Campania arriva la resa dei conti, quella dei tanti orfani dei riferimenti politici tradizionali che dovranno misurarsi con i nuovi vincitori, ad iniziare dai neo ministri della Lega che si porteranno a Napoli per il primo Consiglio dei Ministri. La Campania di Bassolino e dello stesso De Mita , di Pecoraro Scanio e di Mastella ( l’unico che ha chiesto una pausa di riflessione nell’attuale competizione), esce ridimensionata e con i cerotti dell’ambiguità difficilmente cicatrizzabili nel prossimo futuro. Si volta pagina e bisogna fare i conti con una Regione in agonia, che a partire dalla vicenda rifiuti e ai tanti privilegi di comparse diventate improvvisamente protagoniste della scena politica, hanno impedito il vero rinascimento del nostro territorio. Le responsabilità maggiori sono da addebitare ai vari leader spesso attorniati da personaggi in cerca d’autore con tanto di presunzione, non solo espressiva ma in particolare comportamentale, tale da offendere anche l’intelligenza più misurata e spesso benevola nei confronti dei “grandi”. Il giorno dopo i dati elettorali, diventa pertanto il giorno della riflessione. La lettura dei voti espressi dalla gente comune parla chiaro anche in Irpinia. Il Pdl, tranne che in qualche caso, è il primo partito nei comuni di “media” dimensione, ad iniziare da Ariano Irpino dove la protesta non è stata mai intercettata, e nei comuni dove i tanti “privilegiati” del potere hanno impiegato più tempo ad offendere che a mietere consensi. E’ il caso forse di ritrovare umiltà e rigore: un consiglio che vale innanzitutto per i tanti “boriosi” delle ultime ore, passacarte delle idee e dei favori, ma poco radicati nelle realtà locali. Umiltà figlia dell’intelligenza e rigore come stile di vita. L’autocritica diventa pertanto l’elemento essenziale per la riflessione del giorno dopo: i voti che mancano in Irpinia, come in Campania, sono probabilmente il giudizio negativo dell’opinione pubblica sull’operato dei vari riferimenti locali nei comuni e nelle scelte spesso adottate per fini clientelari. L’analisi del voto è pertanto impietosa: premia la resistenza e penalizza la desistenza dei tanti che hanno pensato innanzitutto a difendere posizioni di privilegio politico tutelando la casta. Colonnelli e portaborse per favore si facciano da parte, così come alla Regione Campania, si prenda atto che non si può governare con la stragrande maggioranza dei cittadini contro. Il caso di Afragola, città natale di Antonio Bassolino, dove il Pdl ha ottenuto il 62% delle preferenze e dei tanti paesi dell’Irpinia dove tanti “baldanzosi dirigenti locali” hanno rimediato sconfitte senza alibi per il futuro, dovrebbe far comprendere che è finito il tempo delle vacche grasse.

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