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Gestione illecita dei centri per richiedenti asilo: anche Avellino tra le province coinvolte nell’inchiesta

Nella prima mattinata del 1° ottobre 2025, in Mercato San Severino (SA), Roccapiemonte
(SA) e Castel San Giorgio (SA), i militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze,
con l’ausilio del personale del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno, hanno
eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di cinque indagati,
nonché una misura reale con sequestro preventivo di beni nei confronti di una società
operante nel settore dell’accoglienza dei migranti sul territorio Italiano, avente sede legale
in Castel San Giorgio (SA).

I soggetti destinatari sono gravemente indiziati – a seconda delle loro diverse posizioni e
partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate – in concorso tra loro, dei delitti di
concussione nei confronti di soggetti richiedenti asilo sul territorio, frode nelle pubbliche
forniture, nonché plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e numerose false
attestazioni in atti pubblici.

In particolare, sono state disposte ed eseguite, in data odierna:
– 1 misura cautelare applicativa della custodia in carcere nei confronti di un 47enne di Castel San Giorgio, amministratore di fatto, avente sede in Castel San Giorgio (SA);

Anche presso tali ulteriori strutture il metodo gestionale era il medesimo, soprattutto in
relazione alle forniture alimentari; sono state infatti intercettate molteplici conversazioni tra
operatori della DESY, o tra questi ultimi ed i richiedenti asilo, nelle quali venivano effettuati
degli espliciti riferimenti all’assenza di cibo, anche per più giorni consecutivi, alle pessime
situazioni riguardanti le strutture, alla conseguente carenza di igiene ed al completo “abbandono” dei richiedenti asilo. Alla luce del quadro emerso, i militari del NAS di Firenze hanno acquisito la documentazione presentata da DESY anche presso le Prefetture di Avellino, Salerno, Arezzo e Pavia (che hanno fornito una valida collaborazione agli inquirenti), ove insistevano gli altri CAS. L’impressionante mole di dati così raccolta è stata analizzata con certosina cura dagli operanti che hanno inoltre ottenuto un riscontro documentale di significativa importanza, rilevando come -in molteplici occasioni- la DESY presentasse la medesima fattura a più Prefetture, ottenendo pertanto un duplice risultato: quello di far documentalmente apparire una spesa compatibile con la gestione del centro e, soprattutto, ottenendo il rimborso della somma da parte di più Prefetture.

Nel corso delle indagini è stato inoltre appurato che le Prefetture, nell’effettuazione degli
accessi ispettivi presso i CAS, hanno accertato delle carenze igienico sanitarie, provvedendo
in alcune occasioni allo sgombero dei CAS. La completa analisi delle fatture presentate alle Prefetture indicate sopra ha permesso di rilevare che, nel periodo 2022-20241a DESY aveva percepito la somma complessiva di oltre 1.200.000€. Considerato che i delitti in esame sono stati comunque posti in essere (anche) da soggetti posti in posizioni apicali della società (ed in primis dall’amministratore di fatto) e che tali delitti sono stati commessi nell’ interesse o a vantaggio della società, gli operanti hanno proceduto ad un’accurata ricostruzione dei suoi assetti patrimoniali, individuando i saldi attivi dei conti correnti riconducibili alla società, per cui è stata emessa la misura reale con decreto di sequestro preventivo per un importo pari ad oltre720.000€, ritenuto dal GIP diretto profitto dei reati.

I rappresentanti DESY, in evidente malafede contrattuale, utilizzavano sistematicamente
espedienti maliziosi ed ingannevoli, quali: la falsa attestazione della presenza all’interno
della struttura di figure fondamentali come l’operatore diurno e/o notturno, la psicologa,
l’assistente sociale, l’insegnante di lingua o il formatore legale, così da far apparire la
regolare esecuzione del contratto conformemente agli obblighi assunti, sebbene in realtà il
servizio non sia stato prestato (e comunque non nei termini contrattuali, come invece
attestato dalla società); oppure la presentazione di fatture (prevalentemente per l’acquisto
di beni) identiche a diverse Prefetture per ottenere così “un doppio rimborso”, il tutto in
danno dell’interesse pubblico, oltre che a discapito della salute e della regolare integrazione
dei richiedenti asilo.

Aspetto fondamentale di tutta l’attività ha riguardato indubbiamente f intento lucrativo dei
gestori del servizio d’accoglienza, con conseguente danno per la spesa pubblica, dovendo
comunque essere sottolineato come, a causa di tale intento perseguito dagli indagati, i
richiedenti asilo erano costretti a vivere in condizioni di disagio, venendo loro preclusa una
concreta integrazione nel contesto sociale e nel mondo del lavoro.

Il provvedimento è stato adottato nella fase delle indagini preliminari e pertanto i soggetti
indagati, raggiunti dal titolo custodiale emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari,
devono essere ritenuti innocenti fino ad un’eventuale pronuncia irrevocabile di condanna.

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