Dove si va? … A rivedere i Nomadi… questa sera alle 21.00 a Fontanarosa in occasione dei festeggiamenti della Madonna dell’Incoronata. C’era bisogno di una nuova occasione in Irpinia per suonare l’adunata al popolo nomade, sempre fedele e compatto intorno a Beppe Carletti e alla formazione un tempo guidata dallo scomparso Augusto Daolio… …E mentre molti fenomeni da festival si lambiccano il cervello e spremono i portafogli per costruire show credibili tra effetti speciali e ballerine, i Nomadi continuano a fare la cosa per loro più naturale: salire sul palco e suonare… I Nomadi nascono in uno dei periodi più fervidi del panorama musicale italiano: gli anni sessanta. In quegli anni nascevano e scomparivano decine se non centinaia di gruppi, accomunati dall’atmosfera del dopo-boom che scopriva un’Italia arricchita economicamente ma già impoverita socialmente, nella quale i giovani iniziavano a sentirsi stretta la società ancora intrisa di convenzioni antiquate… di lì a poco sarebbe stato il ’68. È la “rossa” Emilia quella che vede i natali dei Nomadi, correva l’anno 1963, ad opera di sei ragazzi: Augusto Daolio (voce), Beppe Carletti (tastiere), Franco Midili (chitarra), Leonardo Manfredini (batteria), Gualtiero Gelmini (sax), Antonio Campari (basso). Nello stesso anno i Nomadi vengono scritturati dal Frankfurt Bar di Riccione. Franco Midilli deve lasciare il gruppo a metà di quell’estate per adempiere al servizio di leva. Come spesso accade, la formazione cambia molto rapidamente: nel 1964, all’uscita di Manfredini – per la tragica scomparsa dei genitori – e a quella di Campari e Gelmini segue l’ingresso di Gabriele “Bila” Copellini (batteria) e Gianni Coron (basso). Nel 1965 esce il primo 45 giri, contenente la canzone Donna, la prima donna e Giorni tristi con la collaborazione del maestro De Ponti e di Odoardo Veroli detto Dodo come autore e compositore. È del 1966 il loro primo successo: Come potete giudicar, vero inno al beat che parla di capelloni e dei benpensanti. Sulla scia di questo successo, i Nomadi entrano in contatto con un giovane e ancora sconosciuto autore, Francesco Guccini, che regalerà al gruppo alcuni successi che ancora oggi sono sulle bocche dei ragazzi quando qualcuno tira fuori una chitarra: Noi non ci saremo, Dio è morto, Canzone per un’amica. Seguono negli anni grandi successi: ricordiamo nell’immensa lista Io vagabondo, Un pugno di sabbia, Un giorno insieme, Tutto a posto, Voglio ridere. L’impegno politico è particolarmente presente in alcune canzoni, quali ad esempio Primavera di Praga dedicata a Jan Palach. È del 1990 l’ingresso alla chitarra di Cico Falzone e Daniele Campani alla batteria. Nel 1992 invece avvengono gli avvenimenti più tristi della storia dei Nomadi: muore il bassista Dante Pergreffi in un incidente automobilistico il 14 maggio e il 7 ottobre muore Augusto Daolio, vera icona e simbolo del gruppo, dopo un’intensa malattia polmonare. Nonostante lo choc e la disperazione dei molti fan, il gruppo (in particolare Beppe Carletti e Rosanna Fantuzzi, vedova del cantante) decide di continuare l’avventura e portare avanti il messaggio di Augusto con una formazione modificata, soprattutto con Danilo Sacco alla voce, Francesco Gualerzi ai fiati e alla voce e Elisa Minari al basso. Gualerzi e la Minari, lasciano il gruppo ala fine del 1997 e vengono sostituiti da Massimo Vecchi e da Andrea Pozzoli che collabora al tour estivo di quell’anno, per essere poi sostituito da Sergio Reggioli, che incanta con il suo violino. La nuova formazione convince i fan e continua fino ad oggi a pubblicare nuovi album, apprezzati sia da coloro che erano giovani negli anni ’60 che da quelli che sono giovani oggi.
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