Fine emergenza rifiuti, De Luca: “Comuni estromessi, dl va cambiato”

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“Questo decreto va modificato. Per come è strutturato non definisce la fine dell’emergenza rifiuti in Campania, che anzi viene considerata come l’unica regione d’Italia ancora in stato di commissariamento, nonostante alcune regioni del Sud vivano crisi più drammatiche”. Con queste parole il senatore del Pd Enzo De Luca presenta gli emendamenti al decreto legge del 30 dicembre 2009 n. 195, che sarà discusso in Aula la prossima settimana, relativo a disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti in Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nella regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla Protezione civile. Centodiciannove le richieste di modifica depositate oggi pomeriggio allo scadere dei termini dal gruppo Pd al Senato. De Luca, firmatario di settanta emendamenti, risulta primo firmatario di quindici proposte di modifica al decreto legge, tutte riguardanti la crisi rifiuti in Campania. Il senatore ha chiesto di abolire il ricorso alla somma urgenza nell’affidamento di raccolta e trattamento dei rifiuti per “chiudere con pratiche legate a filo doppio all’emergenza purtroppo ancora in corso”. Scaturiti dal confronto con molti sindaci ed amministratori della Campania, gli emendamenti presentati da De Luca danno voce anche alle osservazioni formulate dall’Anci della Campania, rappresentate al senatore irpino dal presidente regionale dell’Associazione e sindaco di Ercolano Nino Daniele. De Luca ha chiesto, tra le altre cose, che il decreto venga modificato in modo che la Tarsu possa restare almeno provvisoriamente nella titolarità dei Comuni. Una disposizione “in palese contrasto con il federalismo fiscale – precisa – Si possono individuare forme associate di riscossione, ma non si può pensare di estromettere i Comuni. La collaborazione tra i vari livelli istituzionali è fondamentale. Non si può gestire una materia così delicata come il ciclo dei rifiuti come se fosse una questione privata tra Governo e Province. Specie in questa fase, che comunque implicherà una transizione, bisogna coinvolgere quanto più possibile gli amministratori locali”. Coinvolgimento dei Comuni, che devono restare titolari della Tarsu, e rispetto dei territori: sono questi i cardini attorno ai quali ruotano gli emendamenti di De Luca, che, sempre insistendo sulla indispensabile concertazione tra Regioni, Province e Comuni, ha proposto di prevedere per i comuni sede di impianti, come in Irpinia il Comune di Ariano per la discarica di Difesa Grande, forme di ristoro e compartecipazione da definirsi d’intesa tra le amministrazioni interessate. Ancora, De Luca propone modifiche tali da andare a ridimensionare “quella che appare come una forzatura e cioè l’accelerazione imposta con le società provinciali, che non devono diventare altri inutili carrozzoni politici. Mi permetto di far notare una doppia contraddizione politica – aggiunge il senatore – Questo decreto è basato sul principio della provincializzazione che il centrodestra dimostra di non avere certo a cuore quando chiede, come ha fatto più volte, la riduzione del numero o addirittura l’abolizione delle Province. In secondo luogo, il principio, sancito nell’ultima legge regionale della Campania in materia di rifiuti, della riduzione in un ambito circoscritto, come quello provinciale, della materia ambientale è stato dichiarato illegittimo da una sentenza della Corte Costituzionale alla quale il Governo si era rivolto impugnando la legge regionale della Campania. La Corte Costituzionale ha spiegato infatti che tale principio contrasta con la legge quadro nazionale 152 del 3 aprile 2006 in materia ambientale e con l’art. 81 del trattato che istituisce la Comunità Europea. Insomma, il centrodestra ha ottenuto sentenza favorevole sull’impugnativa della legge regionale, ma poi impernia questo decreto legge sul principio dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale”. Infine, secondo l’esponente del Pd, non si può applicare un criterio di uniformità nella valutazione dei parametri di gestione, penalizzando i Comuni virtuosi, nei quali si sono raggiunte ottime percentuali di raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti non registra difficoltà. Di qui la necessità, che il decreto legge, così come è formulato non contempla, di introdurre un parametro di flessibilità per riconoscere le specificità dei vari territori della Campania.

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