Fa’afafine, a Salerno ha vinto la censura. L’autore: “Amareggiato per l’esclusione dei ragazzi”

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Renato Spiniello – Fa’afafine: per gli abitanti dell’isola di Samoa il termine indica coloro che non si sentono di appartenere ai generi maschile e femminile con cui – Dio – avrebbe diviso l’umanità. Essi preferiscono fluire dall’uno all’altro secondo le proprie sfumature e sensibilità. Ma Fa’afafine è anche il titolo di uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Giuliano Scarpinato che narra la storia di un bimbo “gender creative”.

Tale manifestazione è stata inserita nel programma per ragazzi (dai nove anni in su) del teatro irpino Carlo Gesualdo e la cosa ha suscitato negli ultimi giorni tantissime proteste da parte dei genitori che hanno chiesto lo spostamento dello spettacolo del 5 aprile dalle ore mattutine a quelle pomeridiane, in modo da non obbligare le scolaresche ad assistere all’opera.

Ma la protesta si è allargata anche nella provincia di Salerno, dove al teatro Verdi lo stesso spettacolo – che tra l’altro ha vinto il prestigioso premio scenario Infanzia 2014 – è stato spostato alle 18:30 e ha visto l’esclusione delle scuole. Il regista dell’opera ha dichiarato di essere molto amareggiato per tale decisione, sono proprio i ragazzi infatti i destinatari della rappresentazione.

“Una polemica montata sul pregiudizio – ha affermato Scarpinato – anche perché genitori ed insegnanti che hanno vietato lo spettacolo ai propri figli e alunni non lo hanno neanche visto. Un’esclusione figlia di vicende politiche di cui non voglio esserne parte”.

Sulla querelle si è espressa anche Ottavia Voza, presidente salernitana dell’Arcigay, che ha ammesso: “Tutte polemiche per un consenso facile, hanno creato terrore. Non esiste lobby omosessualista, rendiamoci conto, sono baggianate. Qui nessuno vuole plasmare omosessuali“.

Ad Avellino è stata fondata anche una pagina Facebook chiamata No all’obbligo di frequenza per Fa’afafine che conta oltre 500 likes. Quello che chiedono i genitori irpini è che lo spettacolo si tenga di pomeriggio e non in orario scolastico, visto che il messaggio contenuto – sempre a detta dei genitori – non si indicherebbe a bimbi di otto anni.

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