ALTAVILLA IRPINA – Il Tribunale del Riesame di Napoli scarcera Valentino D’Angelo, ventisei anni, ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di suo zio, il ras della droga Americo Marrone e coinvolto nel blitz di Antimafia e Squadra Mobile che ha sgominato il gruppo guidato proprio dal pregiudicato di Altavilla Irpina. A deciderlo i giudici della X Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, dove è arrivata la decisione della Sesta Sezione Penale della Cassazione, dove la difesa di D’Angelo, il penalista Gaetano Aufiero, che aveva proposto un unico motivo di ricorso, quello contro l’ordinanza del 22/04/2025 del Tribunale di Napoli, che secondo la difesa: “avrebbe erroneamente escluso l’applicabilità dell’istituto della retrodatazione, omettendo di considerare che il ricorrente era stato già sottoposto a misura cautelare, per il reato di cui all’art. 73 D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, con ordinanza del 17 marzo 2023, data cui si sarebbe dovuto far retroagire la seconda ordinanza cautelare, stante l’evidente connessione tra la fattispecie associativa e il reato scopo per primo oggetto di misura. A tal fine, la difesa evidenzia che: in data 17 marzo 2023 veniva emessa la prima ordinanza cautelare; le condotte oggetto del presente procedimento sono tutte precedenti rispetto alla cessione di stupefacenti oggetto dell’ordinanza del 17 marzo 2023; i fatti oggetto delle due misure cautelari sono connessi tra di loro, posto che la cessione di droga costituiva uno dei reati scopo della fattispecie associativa; all’epoca di adozione della prima misura cautelare, erano già desumibili gli elementi posti a sostegno della seconda ordinanza…. A fronte di tali elementi oggettivi, il Tribunale del riesame aveva sostanzialmente omesso di motivare in ordine alle ragioni per cui, al momento dell’adozione della prima misura cautelare, non dovessero ritenersi già emersi gli indizi di reità per il reato associativo. Sulla base di tale immotivato assunto, era stata negata l’applicazione della disciplina sulla retrodatazione dei termini della misura cautelare che, ove applicata, avrebbe condotto a ritenere già superato il termine di fase pari ad 1 anno, decorrente dalla data di esecuzione della prima misura”. E i giudici della Sesta Sezione Penale avevano rilevato come: “In definitiva, si rileva come sulla base della stessa prospettazione accusatoria, formulata nell’imputazione associativa e in quella relativa ai reati scopo (capo M), si ravvisano elementi – quanto meno temporali – che depongono a favore della connessione tra il reato per il quale si è separatamente proceduto e la fattispecie associativa. A fronte di tale dato, il Tribunale non ha indicato e adeguatamente motivato le ragioni dalle quali desumere l’estraneità della condotta di spaccio accertata il 17 marzo 2023 rispetto al contesto associativo”. Una rivalutazione che è stata effettuata dalla nuova Sezione del Riesame con la scarcerazione del ventiseienne.
Droga, il Riesame scarcera il nipote del ras Marrone: D’Angelo torna libero
