“La completa assenza di una attività di prevenzione del rischio idrogeologico, non fa che peggiorare le cose e rendere le situazioni sempre più drammatiche, determinando un cospicuo impegno di risorse finanziarie per fronteggiare con interventi di emergenza i frequenti disastri che si verificano su un territorio, peraltro particolarmente vulnerabile come quello irpino-sannita”. Lo ha dichiarato Lorenzo Benedetto, Tesoriere dell’Ordine dei Geologi della Campania e Funzionario dell’Autorità di Bacino dei fiumi Liri – Garigliano e Volturno. Dura la presa di posizione dei geologi anche sulla situazione dell’avellinese e del beneventano. “I fenomeni di dissesto idrogeologico che hanno interessato nei giorni scorsi il territorio delle province campane di Avellino e Benevento, giungono a seguito dell’ennesimo inascoltato grido di allarme sul rischio idrogeologico – ha continuato Benedetto – lanciato qualche mese fa dall’Ordine dei Geologi della Campania, da parte del Presidente Francesco Russo, il quale evidenziava tra l’altro come le istituzioni, sia statali che regionali, continuino a fare poco o niente. La denuncia dei geologi riguardava la mancata volontà del Governo centrale di investire risorse sul risanamento del territorio quale presupposto fondamentale per consentirne la sua corretta fruizione ed il suo sviluppo sostenibile, nonché la sollecitazione alla Regione a fare di più, a partire sia dalla necessità di adeguare la L.R. 9/83, ormai obsoleta, superata ed in contrasto sia con i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico delle Autorità di Bacino, sia con la nuova pianificazione urbanistica regionale (L.16/2004)”. Benedetto interviene sull’argomento proprio all’indomani del summit dei sindaci. “Le conseguenze delle piogge dei giorni scorsi, sia pur non eccezionali, – ha proseguito Lorenzo Benedetto – sono sotto gli occhi di tutti. L’interruzione a causa dei dissesti dell’Autostrada Napoli-Bari ad Avellino e della S.S. 90 a Savignano, nonché la riattivazione di macroscopici fenomeni franosi, ne sono un esempio. Purtroppo, ancora una volta, noi geologi siamo stati facili profeti! Ad alcuni giorni dagli eventi disastrosi, siamo qui a fare la conta dei danni ed a discutere di ciò che è stato, di come e perché è successo, di ciò che si poteva fare e non è stato fatto, ma soprattutto a sperare (vedi vertice sul Tricolle) nel raggiungimento dell’obiettivo, per carità legittimo, di far dichiarare, da parte della Regione Campania, lo stato di calamità naturale per avere la possibilità di accedere a risorse straordinarie in tempi rapidi. Siamo alle solite. Ad invertire questa tendenza non sono bastati neppure i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, approvati dalle Autorità di Bacino, che hanno individuato i cosiddetti scenari di rischio e cioè quali tipi di dissesti si possono verificare, dove si possono verificare e che danni possono determinare. A questa individuazione non ha mai fatto seguito una incisiva politica di mitigazione del rischio, per il sempre minore stanziamento di fondi dedicati alla previsione e prevenzione. Infatti è indubbio che tale politica, qualora perseguita, comporterebbe una netta riduzione delle spese da sostenere nella successiva fase di emergenza. Per invertire la tendenza occorre manutenere il territorio con continuità, tenerlo sotto costante monitoraggio anche attraverso il presidio di tecnici geologi e dove necessario, realizzare gli interventi di sistemazione, consolidamento per la messa in sicurezza degli abitati e delle infrastrutture”.
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