Dimensionamento scolastico: bene la sentenza, ma occorre cambio dei parametri

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Il Tar Campania ha accolto il ricorso della Regione Campania contro il diniego del Ministero dell’Istruzione di rideterminare il contingente di dirigenti scolastici e amministrativi per gli anni scolastici 2024/25, 2025/26 e 2026/27, in applicazione della legge 197/2022, che ha introdotto la riforma del sistema scolastico nazionale nota come “ridimensionamento”.

La normativa prevede di calcolare il numero dei dirigenti tenendo conto del numero effettivo di alunni iscritti per ciascun anno scolastico e per regione, e non più sulla base di previsioni statistiche legate al calo della natalità a livello nazionale.

La Regione Campania, in un comunicato stampa, ha definito la sentenza “un risultato straordinario a difesa dell’autonomia scolastica e delle scuole della Campania, per evitare tagli di risorse e personale”, sottolineando la soddisfazione per il riconoscimento dell’attenzione regionale al mondo della scuola. La decisione del TAR impone inoltre di riaprire il dialogo con le istituzioni regionali, per allineare i dati ufficiali sugli iscritti agli standard ministeriali e correggere eventuali discrepanze.

Sul tema interviene anche Tonino D’Oria, della UIL Scuola, che sottolinea come il nodo cruciale resti quello dei parametri di calcolo, che non possono essere uniformi tra Sud e Nord Italia, soprattutto nelle aree interne del Mezzogiorno. “È impensabile applicare gli stessi parametri a zone con basso numero di abitanti e con problemi di spopolamento e sviluppo – spiega D’Oria –. In Irpinia, ad esempio, ci sono 17 reggenze con posti completamente liberi: almeno 3-4 scuole dovrebbero avere una dirigenza a tempo pieno”.

Il sindacalista definisce quindi positiva la sentenza, ma evidenzia che per i prossimi anni sarà fondamentale rivedere i parametri, per garantire autonomia e piena funzionalità alle scuole, soprattutto nelle aree interne. “Non solo manteniamo dirigenti in più, ma conserviamo anche scuole con maggiore autonomia – conclude D’Oria –. La scuola resta un nodo centrale per lo sviluppo del territorio, a patto che ognuno faccia la propria parte”.