AVELLINO- Condannati a due anni di reclusione perchè avevano messo a disposizione i loro conti correnti, una carta prepagata per la precisione, facendovi confluire il provento di una frode informatica ai danni di una ignara vittima, che dopo aver risposto ad un messaggio si era trovato il conto svuotato di 17.500 euro. I giudici del Tribunale Collegiale di Avellino presieduto da Sonia Matarazzo, hanno riconosciuto la colpevolezza dei due imputati, sotto processo per riciclaggio dopo una denuncia per frode informatica. Su due loro conti erano confluite le somme rubate ad un uomo di Avellino il 31 marzo del 2023. La Procura aveva invocato nei loro confronti una condanna a tre anni di reclusione. In aula il pm Chiara Guerriero ha infatti ribadito come, anche alla luce di sentenze richiamate della Cassazione, integrasse il delitto di riciclaggio la condotta di chi mette a disposizione il proprio conto corrente per somme relative alle frodi informatiche. La sentenza della Cassazione secondo cui “integra proprio la condotta di riciclaggio la ricezione su un proprio conto corrente bancario di somme di denaro provento di una precedente truffa informatica nella consapevolezza, che può anche consistere nella sola accettazione del rischio quale dolo eventuale, della provenienza illecita”. Richiesta a cui si è associata la parte civile, l’avvocato Carmine Anzalone, che ha chiesto la condanna dei due imputati, dopo che “Ricostruita la truffa con questo sofisticato meccanismo di frode telematica, l’ elemento centrale è il momento in cui vengono effettuati questi bonifici istantanei e le pesone vanno velocemente a ritirare le somme, tanto che i prelevamenti sono stati fatti dagli stessi imputati poco dopo, pertanto vanno condannati”, anche perché emergerebbe una consapevolezza. Per la difesa : “Dalle risultanze istruttorie non è emersa una partecipazione dell’imputato nei numerosi prelievi”. La difesa ha ricordato come uno dei due imputati, in sede di interrogatorio abbia chiarito (lo ha ribadito anche in aula rendendo dichiarazioni spontanee) : “sono intestatario però non sono esclusivo utilizzatore perché ho prestato questa carta”. Per la difesa hanno sfruttato lo stato di indigenza per organizzate la fattispecie, visto che l’imputato non ha mezzi per predisporre questa truffa. Una tesi che non ha convinto il Collegio, visto che e’ arrivata la condanna per entrambi gli imputati.
Diciassettemila euro delle truffa sui loro conti: condannati per riciclaggio
