Avellino – In quarantaquattro sono finiti nel mirino dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Ariano Irpino e sviluppata dalla Guardia di Finanza di Sant’Angelo dei Lombardi e di Ariano Irpino, denominata ‘Golden Valley’. Truffa e riciclaggio i capi d’imputazione per gli indagati, quasi 5 milioni di euro il totale dei fondi destinati dallo Stato ed illecitamente percepiti: numeri che fanno dell’ultima operazione del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle irpine una delle più importanti e significative mai portate a termine nella lotta al contrasto della malversazione dei fondi pubblici.
A sottolineare la rilevanza delle attività investigative anche il Procuratore Capo di Ariano Irpino, Luciano D’Emmanuele, intervenuto questo pomeriggio presso la caserma di via Pontieri con il Sostituto Procuratore Marina Campidoglio ed i militari delle Fiamme Gialle. “Il Mezzogiorno – ha spiegato – ma soprattutto l’Irpinia e l’area di competenza della Procura di Ariano sono territori in cui è fortemente sentito il problema della spesa pubblica. L’attività dell’Autorità Giudiziaria è partita da questo assunto per accertare la correttezza e le modalità di impiego dei contributi statali”.
D’Emmanuele ha affermato che “… gli accertamenti sviluppati grazie anche al proficuo impegno della Guardia di Finanza, sono stati svolti nella maniera tradizionale, senza l’utilizzo di intercettazioni telefoniche, a dimostrazione che, anche basando l’attività d’indagine su fatti documentali e ascoltando le persone informate sui fatti, è possibile portare a termine risultati di rilievo”.
La complessa attività delle Fiamme Gialle è nata da una ispezione fiscale in una società di capitali dell’Ufita, ma parallelamente è emerso che una parte dei beni utilizzati da quella ditta provenivano da un’altra società che li aveva acquistati attraverso i fondi pubblici della ‘rinomata’ Legge 488, lo strumento attraverso il quale il Ministero delle Attività Produttive mette a disposizione delle imprese che intendono promuovere programmi di investimento, nelle aree depresse, agevolazioni sotto forma di contributi in conto capitale (‘a fondo perduto’).
“Quella che nei migliori propositi doveva diventare un’area di sviluppo per l’occupazione e per nuovi insediamenti produttivi – ha riferito il comandante delle Fiamme Gialle irpine, Mario Imparato – si è rivelata in realtà una ghiotta occasione di lucro per alcuni soggetti. Le società attive e protagoniste della truffa erano in realtà ‘scatole vuote’ e gli stessi soggetti ed amministratori dividevano medesimi ruoli in più ditte”.
In attesa della decisione del Riesame che dovrà pronunciarsi sui 4 ordini di custodia cautelare emessi dal Gip di Ariano Irpino, al vaglio dell’Autorità Giudiziaria nelle prossime settimane ci saranno le eventuali connessioni con gli Enti pubblici, soggetti partecipanti al Patto Baronia, tra cui diversi comuni dell’Ufita.