De Simone, De Vito, Repole e Galasso: omaggio alle tremila vittime

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Avellino – “Quando il terremoto è nell’anima”: l’Irpinia ricorda. Fuori dai comuni clichè, lontano dai convenzionali protocolli cerimoniali, Palazzo Caracciolo celebra la memoria… “la sola ad essere immune da retorici e stantii rituali”. Un omaggio alle tremila vittime del sisma, alla sapiente volontà del popolo irpino che ha saputo alzare la testa e mettere insieme i pezzi del proprio futuro. È la gente del 23 novembre 1980 la protagonista dell’iniziativa promossa dall’Ente Provincia e dal Comune di Avellino: cittadini, sindaci, amministratori, volontari. In mezzo a loro una ‘improvvisata’ 30enne simbolo della rinascita: Rosanna Repole. Al tavolo la presidente Alberta De Simone, il primo cittadino di Avellino Pino Galasso, il senatore Salverino De Vito, l’assessore provinciale Eugenio Salvatore e l’ex sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole. Insieme per sfatare un luogo comune che per 26 anni ha tarlato il rispetto e la memoria di chi quella tragedia l’ha vissuta: Irpinia uguale terremoto. Il numero uno di Palazzo Caracciolo ripercorre le fasi salienti della ricostruzione per approdare ai doveri della politica oggi. “Anni difficili e tristi in cui fuori e dentro le mura parlamentari si annidavano i nemici dell’Irpinia: dalla Lega che dopo i fatti del ’92, bollati come Irpiniagate, tentava la scalata buttando fango su chi aveva patito ben altre sciagure. Alle solite invidie, figlie del pregiudizio, per spedire definitivamente fuori gioco la nostra provincia. Un estremismo protestatario di sinistra, si diceva allora, ma che io intravedevo nella destra. In questi stessi anni – continua la De Simone – furono abbassate le saracinesche dei contributi. Ennesimo colpo per una terra che tentava di rialzarsi. Poi la battaglia per rimodulare i termini di sovvenzione dei fondi previsti dalla Legge 32 del 92 e consentire ai comuni terremotati di beneficiare di ulteriori finanziamenti. Oggi la politica deve riappropriarsi della propria capacità di dare. Di alimentare la passione civica e il bene comune. Altrimenti si trasformerebbe in utilitarismo e particolarismo individuale e non onorerebbe le tremila vittime dell’80”. “Fu la mobilitazione dei sindaci di allora a far camminare la ricostruzione – afferma l’ex sindaco di Bisaccia nonché Ministro per il Mezzogiorno in quegli anni Salverino De Vito -. Come primo cittadino innanzitutto, ho sentito il dovere di ‘smuovere’ le istituzioni locali: i problemi non si possono risolvere da lontano ma sul posto. In quest’ottica, non ho mai legiferato ad hoc né da senatore né da Ministro. La provincia di Avellino ha dato così prova delle proprie capacità nel risolvere una questione apparentemente irrisolvibile”. Ed è stato proprio il sen. De Vito, quella notte del 23 novembre ’80, a donare simbolicamente la fascia di sindaco a Rosanna Repole. “Insieme al tricolore – spiega l’ex numero uno santangiolese – il sen. De Vito mi ha trasmesso il senso della responsabilità, umana, amministrativa e culturale. È stato difficile per l’Irpinia risalire la china. Siamo stati per troppo tempo vittime inconsapevoli della disgregazione di cui era, a sua volta, vittima il Paese. Irpiniagate era un segnale… che non tutti hanno saputo cogliere”. Ma a distanza di 26 anni la ferita stenta a rimarginarsi. La sfida oggi è quella di ieri: guardare al futuro con ottimismo, determinazione e coraggio. (di Marianna Morante)

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