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De Mita: “Votiamo Prodi e non Mastella: ho già aiutato troppo…”

Avellino – E’ cominciata la campagna elettorale del 2006. Lo si intuisce dai contenuti di interventi pregnanti alcuni, scontati altri. Ma tutti indirizzati a tirare la freccia dell’arco in un punto: si parte dalle Primarie per litigare di meno (‘anche se gli scontri rappresentano il sale per condire la minestra’) e ritrovare la coesione. “Chi vince le Primarie, vince la legislatura”. Il centrosinistra monco di un ‘pezzetto’ Rifondazione Comunista, Udeur, Verdi, Italia dei Valori (concorreranno da soli) è al tavolo dell’hotel de la Ville con le segreterie regionali e cittadine: Ciriaco De Mita (coordinatore della Margherita) Gianfranco Nappi (Ds), Giacomo De Angelis (Pdci), Gennaro Olivieri (Sdi), per finire con Gerardo Adiglietti esponente cittadino della Quercia, Pino Rosato del Quartier Generale di Via Tagliamento, Generoso Bruno dei Comunisti Italiani, Costantino Severino espressione dello Sdi. Un confronto per informare iscritti, simpatizzanti e non, su un appuntamento che segnerà a torto o a ragione le sorti. Su un appuntamento, per alcuni evento sul quale si è dibattuto troppo poco. Coinvolgente fino ad un certo punto l’excursus di De Angelis: parte dal perché dell’avversione iniziale all’ipotesi Primarie. La spiegazione: il dubbio di non avere un candidato per il governo. Perplessità fugata a cui segue il dato di fatto: “Siamo in un meccanismo nel quale ci troviamo a scegliere tra sette candidati con la premessa che Prodi sarà il leader (…). Il clima in giro non è buono. Abbiamo la necessità di sollecitare i cittadini ad andare a votare. Il problema non è quale sarà la percentuale per Romano Prodi, ma quante persone andranno ad esprimere un consenso per il centrosinistra. Altrimenti faremo un altro regalo al centrodestra” che ‘necessita’ “delle nefandezze della finanziaria, per dirne una”.
Votiamo Prodi. Arricchiamo il tutto con contenuti e blocchiamo le emorragie. Per Gennaro Oliviero vice segretario Sdi, IL Mezzogiorno in vetta alla ‘classifica’ del programma da stilare. Su questo tutti d’accordo. Più pungente Gianfranco Nappi. “Siamo in una stretta gravissima nella quale una coalizione scarica le interne contraddizioni sul Paese (legge salvapreviti, interessi economici, legge finanziaria, legge elettorale). Abbiamo una unica via d’uscita: che le Primarie rappresentino una partecipazione di massa. Credo che ne usciremo più forti se esprimessero questo messaggio concreto. Ritengo che la sera del 16 ottobre Berlusconi andrà a vedere i voti di Prodi, non di Mastella, Bertinotti, etc. etc. Per vedere se ha di fronte l’espressione di una coalizione forte o debole”. Il riferimento all’esperienza di Governo Bassolino per sottolineare “una ragione in più. Le Primarie rappresentano l’apertura della campagna elettorale. Dalle Primarie potremmo cominciare a parlare di programma. Dobbiamo lavorare in positivo. Ci sono tutte le condizioni per riaprire una nuova attenzione creativa e positiva. Abbiamo le carte in regola. Vogliamo una fase di rivalutazione per ricostruire un orizzonte più limpido. Noi rappresentiamo gli interessi veri della comunità. Dobbiamo coltivare quest’attenzione. C’è una crisi di fondo dei partiti. C’è disinteresse della società alla politica”. Da qui un invito che suona a mo’ di slogan: ‘Costruiamo il futuro nell’Unione’.
A suon di stilettate l’intervento di Ciriaco De Mita. Le cavie? Questa volta rimangono le stesse Mastella e company. ‘Ignoti’ i motivi che li hanno spinti a candidarsi.
“Non capisco perché Bertinotti si sia candidato: muoversi per rompere la coalizione non è una cosa intelligente. Pecorario Scanio si candida per fare il vice. E’ come fare un esame sperando di non superarlo. E poi Mastella, dice: ‘votare Bertinotti significherebbe indebolire la coalizione, ma nello stesso tempo dice: ‘votate me’”. E come se non bastasse, mette il dito nella ‘piaga’: “C’è bisogno di legittimazione per ricoprire un ruolo”. I richiami cedono il posto ad una serie di constatazioni: “La battaglia elettorale ce la giochiamo parecchio: nella pubblica opinione non è maturato, per colpa nostra, quel meccanismo che fa scattare il sentimento che crea le condizioni di lotta e di risultato. In queste condizioni mi illudo che nei piccoli centri le difficoltà siano minori. Dico ai sindaci di muoversi come se ci fossero le amministrative”.
E ancora: “Facciamo le Primarie e poi ci rimane la questione vera: il programma. Voglio raccogliere l’invito di Nappi. Dobbiamo liberarci dal rischio che la politica si concentri sullo scontro del potere. Non che la politica non sia questo. Ma se non si arricchisce… non cattura le emozioni della gente. E’ così nel centrosinistra, è così nel centrodestra”. De Mita non trascura la questione moralità.
“Sulla polemica che sta accompagnando la vicenda politica della nostra Regione, sono preoccupato per la qualità che alimenta la politica. E’ la riflessione da quando il sistema politico italiano è andato in crisi. La moralità della politica è la capacità di rispondere alla qualità dell’esigenza delle persone. Ma se questa non è accompagnata dalla capacità di gestione, si commette la più grave immoralità. Non vuol dire che non si debba essere moralizzatori.
Sono preoccupato per questa sorta di moralismo montante che mette insieme pezzi della corrente diessina e del centrodestra. Perché l’attenzione è rivolta sul fatto che non si è creato un sistema che funzioni. C’è bisogno di una sorta di ammodernamento continuo. Dico sì a Nappi sul programma. Ma il programma va costruito. Se il sindaco di Lioni, anzi l’ex sindaco, non ha disegni lineari, non va bene. La coesione politica è il risultato di una dialettica profonda. Ipotizzare un sistema politico dove c’è un’intelligenza unificante, è ‘passabile’ ma la superbia dell’intelligenza viene mortificata dagli dei. Sono anni che ci sottraiamo alla pubblica opinione. Anziché litigare al chiuso, perché non discutiamo in pubblico di come si risolvono i problemi. Non sono solo quelli della Campania. E’ un fatto del nostro Paese. Se discutessimo come affrontarli ci sarebbe meno spreco di risorse, creeremmo maggiore opportunità per il territorio”. C’è un modo per “uscire dalla poltiglia”, basta trovare la soluzione: le Primarie. “Certo se dovessimo proporle istituzionalmente, ci penseremmo”. Ma sembra dire, al momento solo necessarie. “Se passasse – e temo che passi – la mostruosità (la legge elettorale) il candidato si troverà a fare i conti con un territorio troppo vasto. E parla uno che se è così non si candiderà”. Altro rischio: ci si troverà a dover scegliere anche candidati che non si conoscono.
Arrossisce l’assessore ai Lavori Pubblici Enzo De Luca: “Stanotte ho sognato che stavo facendo la lista dei candidati e De Luca si preoccupava di non essere candidato”. E ‘sarà così’.
Le conclusioni che trovano protagonista “l’uomo del governo: Prodi Sul piano della gestione di governo ha dimostrato di saperci fare. Aver costruito le condizioni per l’entrata dell’euro, ci ha salvati. E’ vero la gestione ha creato problemi. Ma se non ci fosse stato l’euro, ci saremmo trovati di fronte alla svalutazione monetaria che avrebbe disastrato il Paese”. Perciò: “Votiamo Prodi. Votando lui, non aiuto Mastella. Mastella ha aiutato tanti, credo che basti!”. Bacchettate a parte il messaggio è univoco: “Organizziamo la coalizione come innovazione e rinnovamento”.

GLI INTERVENTI:

Gerardo Adiglietti: “Le differenze sono una ricchezza da inserire in un ragionamento. Se queste servono per creare divaricazioni, non sono utili né alla politica né ai cittadini. Siamo di fronte ad un Mezzogiorno che nella sostanza viene ignorato dalla politica nazionale. Il fatto che il Mezzogiorno destini critiche invece di risorse ci deve far riflettere”. E poi: “Sono convinto che abbiamo scelto l’uomo giusto al posto giusto: Prodi. Certo litighiamo anche in città ma il fatto di confrontarci non esime dal dire che è il sale per condire la minestra”.
Generoso Bruno: “Un appuntamento per cominciare a ridiscutere. Da oggi comincia la campagna elettorale che ci porta dritti al 2006. Il centrosinistra è la sintesi nobile, il centrodestra è la necessità di cambiare le regole. Bisogna ripartire dai valori che ci uniscono. Un voto in meno a Prodi è un voto in meno all’Unione”.

IL PARTERRE:
Tra i presenti: Luigi Anzalone, Angelo Flammia, Pino Galasso, Antonello Rotondi, Enzo De Luca, Donato Pennetta, Sergio Barile, Giuseppe De Mita, Giandonato Giordano, Vanni Chieffo, Mario Sena, Enzo Violano, Mattia Trofa, Franco Maselli. (di Teresa Lombardo)

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