Sono in corso le indagini da parte degli inquirenti per risalire agli assassini di Daniele Fulli, il parrucchiere di Roma trovato morto sul greto del Tevere. Si ipotizza omicidio volontario. Per gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto Caterina Sgrò, infatti, si tratta di delitto. Sul corpo di Daniele infatti le prime analisi hanno riscontrato due ferite sospette. Potrebbe non esser stata però un’arma da fuoco ad ucciderlo. Secondo gli inquirenti il ragazzo è stato colpito con un punteruolo. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani non ha dubbi: Daniele è stato ammazzato forse dopo essere stato anche seviziato. Il sospetto di chi indaga è che l’omicidio però sia avvenuto in un luogo diverso da quello del ritrovamento del cadavere. In queste ore, si scava nella vita privata di Daniele. La mamma consapevole della vita gay del figlio ha raccontato alcuni particolari alla polizia. Dal legame sentimentale con Simone, il ragazzo di 21 anni che si suicidò il 29 ottobre scorso alla Pantanella a Roma. Si trattò di un gesto di protesta “contro l’omofobia”, come scrisse in una lettera-testamento. Una drammatica vicenda che, sempre in base a quanto riferito agli inquirenti, ha scosso fortemente la vita di Daniele. Per chi indaga, comunque, non ci sarebbe alcun legame tra quella storia e la morte violenta di Daniele. Restano aperte, quindi, tutte le ipotesi investigative anche se l’omicidio passionale, al momento, non convince del tutto i pm di piazzale Clodio. “Considero a questo punto che il movente omofobo prenda corpo o comunque sia uno degli elementi rilevanti del caso di Daniele” afferma Fabrizio Marrazzo, portavoce dell’associazione romana Gay Center, in cui anche Fulli avrebbe fatto il volontario. “Sul caso si faccia estrema chiarezza affinché la sua morte non rimanga senza verità e giustizia. Confidiamo nel lavoro di chi sta conducendo le indagini, supportate in queste ore anche l’Oscad, osservatorio di polizia e carabinieri contro le discriminazioni istituito nel 2010. La dinamica del delitto di Fulli – ha aggiunto Marrazzo – risulta simile a quella degli altri 35 omicidi rimasti insoluti tra gli anni ’90 e i primi anni 2000”. Per il portavoce dell’associazione, il ritrovamento del corpo di Daniele Fulli ricorda quello di Paolo Seganti, ucciso l’11 luglio 2005, trovato nel parco delle Valli a Roma la mattina dopo. “Il suo cadavere – racconta – è stato oggetto di una ferocia inaudita come, mi sembra, sia accaduto adesso a Daniele”. In Marrazzo si rafforza la convinzione che il giovane parrucchiere sia stato sequestrato 24 ore prima di essere assassinato.
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