Sant’Angelo dei Lombardi – “Ci sono persone e luoghi che ci accompagnano per gran parte della vita senza per questo esserci particolarmente familiari”. Inizia così la nota di Artenovecento il gruppo di Cesena che si è esibito a Sant’Angelo dei Lombardi in una notte agostana nel piccolo borgo di San Rocco. Ragazzi normali, freschi interpreti dello spettacolo – viaggio – omaggio al principe libero Fabrizio De Andrè, l’amico fragile che riesce ancora ad attraversare l’universo della volgarità dell’ostentazione fine a se stessa e dell’ignoranza in moltissimi casi elevata a valore. Riprendo i suoni e le emozioni a circa dieci giorni dal suo evento, per tentare di ripercorrere le testimonianze e il sapore lasciato da una normale serata che appare invece uno dei tanti miracoli dei borghi e dei paesi della stupenda terra d’Irpinia. Siamo a parlare di un piccolo miracolo, quello giornaliero, che accompagna l’estate ormai al crepuscolo in un paese dove la mancata programmazione culturale è diventata la costante tale da appiattire menti, cuori e sollecitare l’apatia più che il risveglio e il desiderio alla vita. La musica di De Andrè al borgo e i ritmi blues e jazz nel piccolo anfiteatro del centro storico, il rock tra le mura del carcere, appaiono pertanto luci e stimoli per tentare di rilanciarsi sui concetti dell’arte dignitosa del vivere insieme. Potenza dei suoni e della musica: è raro vedere in Alta Irpinia la gente seduta, attenta, incitare, applaudire e ritornare a casa con l’entusiasmo dei tempi migliori. Da “straniero” nella terra di De Sanctis , applaudo anch’io e incito, almeno per coloro che continuano a vivere tra le pietre ricostruite dopo la tragedia dell’80, a riacquistare il diritto di cittadinanza per riscoprire la grandezza della creatività umana. A piccole dosi magari, evitando stereotipi usurati che irrigidiscono i passaggi e le menti, per rendere la vita gradevole e meno pesante. “Il bello dell’utile” con aperture alle proposte della memoria ma anche all’anticipazione. E così a distanza di giorni riecheggiano ancora tra i vicoli e tra i ciottolati di pietre mute, suoni vivi, gospel e spirituals sempre attuali e modernità come le visioni ostinate e contrarie. Tentativi nuovi inseriti nella gioia del presente intesa come fruizione signorile dell’esistenza. Sant’Angelo dei Lombardi a differenza di altri paesi limitrofi, invita pertanto, mai come quest’anno, alla serena riflessione sul suo futuro e sulle prospettive di un rilancio guardandosi dall’idea che la cultura si debba scrivere alla tedesca, con una k maiuscola, spesso pedante e noiosa. Son bastate poche serate, frutto dell’iniziativa di pochi, per uscire fuori dai canoni del miope presente per guardare lontano, sfidando l’immediatezza. Spesso basta poco in tempi come quelli attuali che vedono l’esplodere diffuso di ogni forma di aggressione, sonora, visiva ed anche verbale. Due – tre serate per rendere l’habitat armonioso tra forme, colori, profumi e suoni con l’aggiunta di tentativi di nuova solidarietà. Basta davvero poco per rendere l’umore della gente più disponibile: meno comizi e prediche, più azioni per sollecitare l’intelligenza, il gusto, la sensibilità. Ecco perché Matteo Peraccini, Emiliano Ceredi, Francesca Quadrelli, Alessandro Frattini, Naomi Sindona,Marco Frattini, Giordano Giannarelli, unitamente ai tanti piccoli – grandi protagonisti delle serate santangiolesi, come Gianni, Nino, Gianvito, Michele, Arcangelo, Angela, Vincenzo ed altri vanno ringraziati e sostenuti. Perché quando c’è la generosità senza secondi fini, è possibile iniziare a costruire. Da Borgo San Rocco al centro storico , dalla Cattedrale al quadrivio, sono apparse piccole…gocce di splendore che hanno bisogno ancora di tempi lunghi per ritrovare una vivibilità e l’intima soddisfazione di stare in armonia con sé e gli altri. Ma l’importante è iniziare e non fermarsi perché la cultura è anche economia, educazione e politica riguardante quest’ultima, all’uomo nella sua totalità, in quanto individuo e in quanto membro di una società. Forse è stato casuale l’incontro con De Andrè e i ritmi degli antichi schiavi. Forse… lo sono anche i vari incontri, sguardi, emozioni e intensità. Forse tutto accade senza rendercene conto. E ritorna prepotente la nota di Artenovecento: “Ci sono persone che ci accompagnano per gran parte della vita senza per questo esserci particolarmente familiari”. E’ così anche per noi e questa volta senza nessun forse o interrogativo che sia. Spesso andiamo tutti in direzione ostinata e contraria perché tutti diversi ma anche uguali. ( di Antonio Porcelli)
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