La Campania si colloca al settimo posto tra le regioni italiane per presenza di immigrati, e Napoli al settimo posto tra i capoluoghi di provincia.
Per ciò che concerne la distribuzione territoriale regionale, Napoli si colloca al primo posto, seguita da Caserta, Salerno, Avellino e Benevento.
È chiaro che non si possa più parlare di questa regione solo in termini di area di soggiorno temporaneo o di transito dei migranti, per lo più irregolari, diretti verso aree che presentavano capacità attrattive per le opportunità lavorative.
Questa tendenza è dimostrata anche dai dati Istat: dal 2003 al 2007 i residenti stranieri in Campania sono quasi raddoppiati, passando da 65.396 a 114.792. Nel 2007, la Campania è stata la regione che ha accolto quasi il 38% degli stranieri residenti nelle regioni del Sud d’Italia. Tra le regioni italiane, quanto al numero di immigrati, la Campania si è collocata al 7° posto dopo Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana.
I dati dell’immigrazione sono stati illustrati oggi presso l’università di Fisciano nel corso dell’incontro sul tema ‘Immigrati in Irpinia: presenza, ruolo, prospettive’ a cui ha preso parte, tra gli altri, il segretario generale della Cisl irpina Mario Melchionna.
La presenza di immigrati in Irpinia – La provincia di Avellino – sono i dati forniti da Melchionna – con consistenti differenze rispetto alle province di Napoli e Caserta, ospita circa 10.967 residenti stranieri; Avellino e la sua provincia attraggono un numero sempre più consistente di immigrati, richiamati in Irpinia per sopperire alla carenza di manodopera nei settori dell’edilizia, dell’agricoltura e della collaborazione domestica. La presenza di imprenditori extracomunitari è molto scarsa, anche se gli stranieri a capo d’imprese sono poco più di 2.000, per i due terzi si tratta di emigranti di ritorno, nati da genitori irpini in Svizzera, Australia o nelle Americhe.
Più significativo il numero dei lavoratori immigrati, in particolare nel Vallo di Lauro e nel baianese per l’industria manifatturiera e per l’edilizia (con prevalenza nordafricana) e nella Valle dell’Irno, che vanta una discreta comunità di cinesi.
Il capoluogo, che unitamente al comune di Mercogliano ospita circa il 10% delle presenze provinciali, vede un costante aumento di stranieri dell’Est, principalmente donne che si dedicano all’assistenza degli anziani o alla collaborazione domestica.
“Il lavoro domestico e il commercio ambulante – ha spiegato Melchionna – rappresentano ancora il principale sbocco occupazionale per gli immigrati. Ciò riguarda soprattutto marocchini, senegalesi, tunisini e algerini. Per quanto riguarda i primi, l’attività ambulante è alternata con il lavoro alle dipendenze in agricoltura e nel settore edile. Ma negli ultimi anni a questi gruppi si sono affiancati pakistani, ucraini, rumeni e cinesi.
I cinesi sono il gruppo che in modo più consistente di altri ha trasformato il lavoro da ambulante a stanziale, impiantando negozi sia al dettaglio sia all’ingrosso non solo nel capoluogo irpino ma anche nei piccoli centri della provincia. Inoltre negli ultimi tempi si è registrata una forte presenza di imprese con titolari cinesi soprattutto nella zona di produzione e concia di pelle nel solofrano”.
Ostacoli e prospettive – “Per ciò che concerne il loro inserimento nella società, sicuramente ci sono degli ostacoli che non permettono un pieno coinvolgimento degli immigrati nella vita pubblica. Prima di tutto c’è il problema della lingua: le persone provenienti dall’Europa dell’Est hanno sicuramente più dimestichezza con l’italiano, che invece risulta ostico per gli africani e i cinesi. Per riuscire a rendere la comunicazione più efficace sarebbe opportuno dotare tutte le strutture pubbliche di mediatori linguistici e culturali che fungano da “ponte” tra la società ospitante e la comunità degli immigrati, per aiutare entrambe le parti a non avere paura e a vivere serenamente.
In secondo luogo anche la situazione di clandestinità esclude un vero inserimento nella società; anche in Irpinia ci sono dati, seppure non ufficiali, alti ed allarmanti: numerosi sono stati gli interventi della Guardia di Finanza che hanno portato alla luce la realtà di numerosi immigrati clandestini, costretti a lavorare in nero in alcune fabbriche, imprese edili, per non parlare delle numerose ‘case a luci rosse’ messe sotto sequestro in città, al cui interno lavoravano donne extracomunitarie”.
Centri di accoglienza in Irpina – In Irpinia mancano centri per l’accoglienza e l’assistenza agli immigrati: “I più attivi – ha segnalato il numero uno della Cisl – sono il centro Babele, gestito dalla Caritas, è operativo come Centro di Ascolto presso il Centro Sociale “Samantha della Porta”; si impegna nell’aiuto agli stranieri come supporto alla richiesta di beni di prima necessità erogati dalla Casa di Fraternità “Mons. A. Forte”, orientamento al lavoro, consulenza legale, contatti con le ambasciate e gli uffici consolari.
Il centro Cidis Onlus, presso il Centro per l’Impiego, che ha organizzato diversi corsi di lingua italiana a titolo completamente gratuito oltre ad un centro dedicato prettamente alle donne, il Cloe, un luogo dove le donne immigrate possano trovare sostegno per superare le difficoltà che incontrano nel vivere in un paese straniero.
Sempre a favore delle donne straniere, da diversi anni è presente ad Avellino il C.I.F. , il Centro Italiano Femminile, fornisce consulenza legale alle donne immigrate, grazie alla presenza di avvocati, che a titolo completamente gratuito, organizza corsi di alfabetizzazione, al fine di rendere i partecipanti in grado di comprendere e comunicare e, dunque, di permettere loro di adoperare la conoscenza linguistica come strumento per l’inserimento autonomo nella società di accoglienza; questi corsi sono per lo più utili a chi ha bisogno di acquisire subito gli strumenti necessari ed indispensabili per una “comunicazione di sopravvivenza”.
Diversi sono poi i vari centri di volontariato che operano nel settore dell’immigrazione, che con il lavoro costante dei volontari, cercano di migliorare le condizioni di vita degli stranieri.
Tutti questi piccoli centri però avrebbero bisogno di un sostegno maggiore da parte del Comune e della Provincia, un sostegno morale e soprattutto economico affinché tutti i progetti presentati non restino fini a se stessi”.
Cosa fa la Cisl irpina per l’inclusione sociale – “Il Pac (Punto Ascolto Cisl) – ha spiegato Melchionna – nasce con l’obiettivo di ascoltare le situazioni di disagio e sofferenza, raccogliere le segnalazioni ricevute, proporre percorsi di formazione, collaborare con Agenzie ed Enti per creare larghe intese e offrire consulenza alle situazioni segnalate”.
Al Pac si aggiungono l’UNRRA – un operatore sociale che facilita la comunicazione tra individuo, famiglia e comunità nell’ambito delle azioni volte a promuovere e facilitare l’integrazione sociale dei cittadini immigrati – l’Associazione ANOLF – CISL – un’associazione di immigrati di varie etnie a carattere volontario, democratico che ha come scopo la crescita dell’amicizia e della fratellanza tra i popoli, nello spirito della Costituzione italiana.
“Ma per realizzare una vera inclusione sociale dei cittadini immigrati – ha concluso Melchionna – è necessario che le istituzioni si adoperino per creare una rete capillare sul territorio, che prende in carico l’immigrato e lo trasforma in una vera e propria risorsa”.
La CISL Irpina, infine, chiede alla Provincia di costituire in tempi brevi la Consulta Provinciale per gli Immigrati.