“Mi sarebbe piaciuto concludere un’operazione che mi stuzzicava e affascinava ma il tempo è scaduto – dice il giovane imprenditore irpino – sono venuti meno i presupposti per proseguire una trattativa complessa. La situazione è stata gestita male, siamo ora a un punto di non ritorno. Gestisco un’azienda dal fatturato in crescita: avrei voluto dare impulso alle nostre attività con una diversificazione attraverso il calcio ma devo tutelare gli interessi dei dipendenti, senza fare un salto nel buio”. Possibilità di rivedere la situazione? “E’ tecnicamente impossibile. Ci sono scadenze impellenti per l’Avellino: pagare entro dieci giorni le spettanze ai dipendenti a tutto il 30 aprile e versare la tassa di iscrizione al campionato di B. Resta poco tempo per valutare da parte nostra la reale situazione finanziaria e provvedere al trasferimento delle azioni. Per questo avevamo fissato un termine preciso. Se c’è la cordata lombarda, ben venga per il gruppo Iacovacci”. Altrimenti qual è la soluzione? “Ce ne sono due: la prima è di concludere l’acquisto ricevendo una garanzia reale da parte del venditore a tutela di possibili nuovi impegni che dovessero emergere successivamente. Dubito che possa essere accordata”. E l’altra? “Riparlarne con calma, ove mai il gruppo Iacovacci dovesse essere ancora effettivamente intenzionato a cedere dopo avere assolto ai prossimi obblighi economici nei confronti della società A.S. Avellino”. Infine una considerazione: “La nostra offerta non andava snobbata. La passione per l’Avellino, di cui sono tifosissimo, non può distrarmi dalle responsabilità di imprenditore e soprattutto delle persone che lavorano al mio fianco e hanno consentito la crescita della mia azienda”.