Calcio: a Dell’Anno il Logo. Sconcerto di Taccone

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Calcio – Si e’ tenuta questa mattina, presso l’Ufficio del Curatore Fallimentare del Tribunale di Avellino, l’asta per il Logo della vecchia Unione Sportiva. Quattro i protagonisti in corsa per il marchio e la denominazione: Rocco Guerriero, Ciro Picone, A.S. Avellino e Mario Dell’Anno. Il primo ha offerto 30.500,00 euro; il secondo 33.000,00; il terzo 34.000,00; il quarto 52.869,00. Importi non comprensivi di IVA. Alla presenza del Giudice Delegato, dottoressa Patrizia Grasso, il primo rilancio e’ partito da 55.000,00 euro, importo minimo poco superiore a 2.000,00 euro alla volta, (solo per il primo rilancio). Ritira le armi Rocco Guerriero, partecipando all’asta ma non al rilancio. All’apertura delle buste del Curatore Fallimentare Giovanni Porcelli, ad 85.000,00 euro e’ arrivato Ciro Picone; a 125.00,00 euro Taccone e la sua A.S. Avellino. Ha rilanciato, inaspettatamente, Mario Dell’Anno, proponendo 130.00,00 euro, aggiudicandosi la corsa. “I tifosi meritano questo Logo e spero che i nostalgici tornino allo Stadio. Da tre anni sognavo di riprenderlo – afferma Dell’Anno -. Darò il Logo in comodato d’uso e nulla cambierà. Ora bisognerà pensare alla serie B. Il Logo – conclude – non e’ mio, ma di tutta la città e la provincia e dovrà tornare sulla maglia dell’Avellino”.
Il Presidente dell’A.S. Avellino 1912, Walter Taccone,  risponde: “Il nostro obiettivo primario e’ portare la squadra in serie B. Sono amareggiato per come sono andate le cose, presto mi riuniro’ con i miei soci e decideremo il da farsi. Le nostre maglie, per il momento, continueranno ad avere il Logo di questa societa’. Gli accordi – afferma il medico avellinese-  erano totalmente diversi. Avevamo stabilito con i tifosi e il signor Dell’Anno che l’A.S. Avellino avrebbe comprato il logo e lo avrebbe apportato in dote alla fondazione Avellino calcio onlus il cui presidente sarebbe stato il signor Mario Dell’Anno. Associazione fatta unicamente di persone fisiche. Un comportamento strano ed incomprensibile. Un cambiamento inspiegabile. La società aveva compiuto, in un momento di crisi generale, un sacrificio enorme e l’avrebbe fatto per il bene dei tifosi, della città e della provincia”.

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