Biogem ha ospitato il meeting “Le due culture” che ha visto importanti relatori al convegno internazionale sulle staminali: Maurizio Muraca, Responsabile del Laboratorio Analisi del’Irccs, Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Luca Bonfanti, Università di Torino, Emanuele Cozzi, Università di Padova, Tiziana Angela Luisa Brevini, Brunetti Pierri per il Tigem Napoli. Ed inoltre Pau Sancho – Bru della Catolic Université de Louvain. Chiude Paolo de Coppi del Great Ormond Street Hospital London. La discussione è stata moderata da Roberto di Lauro della Stazione Zoologica Anton Dohrn sulle cellule staminali nella realtà clinica con Rosaria Giordano dell’Università di Milano, Alessandro Aiuti, Università di Roma, Michele De Luca, Università di Modena e Reggio Emilia. Ed ancora sulle staminali Paola Rama dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Maurizio Muraca, Giovanni Migliaccio dell’Istituto superiore della sanità, Cristina Pintus, Agenzia Italiana del Farmaco, Gianpaolo Braga per il Consorzio per la ricerca sui trapianti del Veneto, e Giorgio Bernardi della stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
Interessante l’intervento di Veronesi: “Non credo alla differenza tra la scienza e il la cultura umanista – ha sostenuto – infatti Marsilio Ficino nel 1400 non scindeva una branca della cultura dall’altra”. La lettura scientifica infatti era considerata un tutt’uno con quella umanista. E allora Veronesi: “Le deviazioni o separazioni tra le due culture sono avvenute solo nell’ultimo secolo quando è entrata di forza nel settore scientifico la tecnologia. Il principio basilare della scienza infatti – continua – è quello di cogliere la verità e rendere pubblico ciò che si scopre. La scienza deve indirizzare infatti il progresso civile. La tecnologia invece non risponde a questi valori ma solo ai principi dl mercato che regolano il profitto”. Veronesi poi alle domande di Chiaberge comincia a virare dritto verso l’essenza della medicina. “La medicina è scienza, arte intesa come saper fare, e magia. Chi fa medicina deve saper conquistare il paziente con l’ottimismo”. Poi aggiunge: “Il paziente nella medicina deve essere al centro di tutto, tanto è vero che sia nelle tecniche di cura che nella architettura e nella realizzazione di un ospedale si devono rispettare i pazienti e soprattutto le loro esigenze. Questi devono essere il punto nevralgico della medicina, l’interesse primario che un medico deve tenere costantemente a mente. Con l’architetto Renzo Piano infatti – conclude questa parte di ragionamento – stiamo portando avanti la progettazione di un ospedale basato su quelle che possono essere i bisogni dei pazienti e non dei dottori. Mi sembra assurdo che in determinati casi si possa fare visita ai malati per una sola ora al giorno. Una vecchia teoria da abolire”. Ed ecco la questione della terapia: “Sul campo della terapia invece credo che si debbano abbandonare i vecchi protocolli americani che affrontano o cercano di curare le malattie in blocco. Perchè ogni paziente affronta o sente la malattia in modo diverso”.
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