“Questa è la Rifondazione Comunista che vogliamo. Un partito di massa per le esigenze e le prerogative della massa, dove la massa intesa come corpo vivo del partito, donne ed uomini in carne ed ossa, possano sentirsi in una casa comune che accoglie e tutela i diritti di queste classi sociali, questo è il partito che vogliamo, un partito includente e determinato nel conflitto sociale e di classe che sappia vivere in maniera costantemente critica le discrasie che questa società, così strutturata ci pone davanti”. È l’incipit del documento a firma di Carmine Cogliano, rappresentante del Prc provinciale. Questi i punti essenziali del documento:
Il ruolo del PRC irpino nell’attuale crisi economica e lavorativa
“La crisi economica e finanziaria colpisce in maniera determinante la nostra provincia, dove tutta realtà industriale si trova ad dover affrontare un processo di destrutturazione e di contingenza negativa del suo sistema produttivo. I nuclei industriali dell’Irpinia da quello più consistente di Pianodardine passando per quello dell’Alta Irpinia, attraversando la Valle Ufita con l’Iribus ed il suo indotto, ed il Polo conciario di Solfora sono attraversati da una crisi epocale ne è prova l’aumento esponenziale delle ore di cassa integrazione straordinaria oltre a quella ordinaria che i lavoratori di queste fabbriche si vedono palesarsi in busta paga se a questo trend negativo andiamo ad aggiungere il non rinnovo dei contratti dei lavoratori a tempo determinato e la mobilità crescente delle suddette aziende ne viene fuori un quadro desolante dove la certezza del posto di lavoro diventa una chimera. In questa realtà il Prc deve porsi costantemente al fianco di questi lavoratori, con tutte le azioni possibili di lotta da praticare con gli operai delle aziende in crisi al fine di debellare la desertificazione della realtà industriale irpina”.
La strategia politica e di alleanze della federazione del Prc irpino
“Oggi in Irpinia si manifestano essenzialmente due blocchi a sinistra, il primo progressista e riformatore che annovera al suo interno l’Mps, i Verdi e pezzi di socialisti e di Pdci e l’altro che ci vede a pieno titolo al suo interno marcatamente anticapitalista,ecologista e comunista. La sinistra si divide nei fatti sui contenuti politici e sulle alleanze, se da un lato i così detti riformisti si pongono in netta subalternità al Pd avviando il percorso dell’osmosi con lo stesso, noi iniziamo, e di questo ne siamo tutti convinti, un percorso politico in netto antagonismo al Pd e lo facciamo iniziando la costruzione, così come gia è stato per il Comune capoluogo, di un centro sinistra alternativo partendo dalla costruzione di una lista di alternativa di sinistra tra le forze comuniste ed anticapitaliste della nostra provincia. L’accordo siglato a livello provinciale tra il Pdci e Sinistra Critica è il primo passo per la costruzione di una lista comunista e anticapitalista di cui si diceva prima, ma questo non basta bisogna allargare il confronto politico a sinistra con tutte quelle realtà associative e di movimento che si sono radicate sul territorio a difesa ed a tutela dei diritti dei cittadini, ci riferiamo alle associazioni ambientaliste come ai movimenti a difesa del territorio, vedi Difesa Grande, Formicoso, ed Isochimica. Le alleanze politiche del momento che pure ci vedono insieme a SD ed ai socialisti devono avere una connotazione di pari dignità politica senza prevaricazioni o forzature su nomi di eventuali candidati da parte di chicchessia come le alleanze a centro, verso un centro cattolico-democratico, devono essere intese nell’ottica di una programmazione condivisa anche sui temi etici e morali”.
Il radicamento del partito sul territorio
“La scissione praticata da Vendola nel PRC ha avuto i suoi risvolti anche nella nostra federazione in cui tale scissione ha provocato una notevole emorragia di compagni, delineando uno scenario di circa 133 iscritti, ascrivibili al documento congressuale 2, che hanno deciso di lasciare il partito per costruire un nuovo soggetto politico a sinistra. In pratica questa emorragia vede la scomparsa o il quasi azzeramento di 8 circoli della nostra Federazione (S.Angelo dei Lombardi, Baiano, Montecalvo, Pratola Serra, Lioni, Bagnoli, Atripalda) che ci devono vedere da subito impegnati nella loro ricostruzione. Come riteniamo oltremodo indispensabile costruire cellule “comuniste” in tutti i paesi della provincia di Avellino dando corpo ad un lavoro di riconnessione con il territorio. Noi immaginiamo a breve una serie di iniziative pubbliche da farsi nelle varie aree dell’Irpinia (Valle Ufita, Alta Irpinia, Bassa Irpinia, Baronia, Baianese, Area Solofrana,) per ridare corpo al ruolo dei comunisti nell’attuale fase politica e sociale che vive la nostra provincia, stretta tra la morsa di una destra reazionaria, di un demitismo vendicativo ed un Pd lacerato dalla sua inconsistenza di linea politica, come restiamo certi che dove esiste prevaricazione, dove cresce il gap tra il benessere di pochi contro l’incertezza economica di molti esisterà sempre un comunista pronto a combattere questa deriva”.
Un partito autonomo e non “napolicentrico”
“Riteniamo che per troppo tempo il partito irpino sia stato ostaggio, nostro malgrado, della autoreferenzialità del suo gruppo dirigente nei confronti delle scelte politiche praticate dal partito napoletano e per questo vogliamo costruire la nostra autonomia verso scelte mai condivise. Dopo più di 15 anni di bassolinismo in Campania è veramente difficile pensare che un tempo, a sinistra, questa regione fosse considerata il laboratorio dove venivano sperimentati nuovi e più efficaci equilibri nel rapporto tra Rifondazione ed il centrosinistra. La nostra federazione in virtù di quanto abbiamo affermato, quindi, si pone da subito in autonomia rispetto alle scelte di governo del Prc napoletano, nel mentre continuiamo a ritenere, che l’esperienza del centro sinistra campano, sia stata essenzialmente deleteria per la sinistra e per Rifondazione Comunista”.