Avellino – Marco Cillo e i 100 passi verso la legalità

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Avellino – Marco Cillo, da sempre impegnato nel sociale prima come Presidente della Mensa dei Poveri “Don Tonino Bello”, poi come responsabile della “Fionda di Davide” associazione di commercio Equo e Solidale e referente provinciale di Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie, fondata nel 1995 da Don Luigi Ciotti e Rita Borsellino con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia in seguito alle stragi di via Capaci e via D’Amelio.
Il 21 marzo, primo giorno di primavera, come ogni anno Libera celebra la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Giunta alla XIV edizione la manifestazione si svolgerà a Napoli.

Come mai questa scelta in un momento così delicato per la regione e il capoluogo partenopeo alla luce dell’inchiesta sull’appalto “Global Service” e il recente omicidio di Luigi Tommasino?

“La scelta nasce da una forte volontà di Don Ciotti e di tutta l’associazione di non far cadere nel dimenticatoio la memoria delle centinaia di vittime innocenti della Campania e di ridare una speranza alle giovani generazioni che vivono in zone dove è forte la presenza della criminalità organizzata che spesso si trasforma in unico modello di vita. La giornata della memoria sarà preceduta dai “100 passi verso il 21 marzo”: una serie di iniziative che toccherà vari posti della Campania. Il 19 marzo la carovana antimafia sarà a Casal di Principe per ricordare a quindici anni dal suo assassinio don Peppino Diana; il 20 invece a Napoli ci sarà l’incontro con e tra i parenti di vittime di mafia.

Ci sarà anche una delegazione dei congiunti delle vittime irpine?

“Si. Parteciperanno Gilda Ammaturo, figlia di Antonio vicequestore ucciso nel 1982, Antonietta Oliva, moglie di Pasquale Campanello sottotenente della polizia penitenziaria assassinato nel 1993 a Torrette di Mercogliano, Francesca Cava, moglie di Nunziante Scibelli trivellato di colpi per errore nel 1991 a Quindici, Costanza Santaniello, moglie di Francesco Graziano che nel 2004 ha pagato la sua parentela pur avendo preso da sempre le distanze dall’omonimo clan. Con loro abbiamo lavorato fianco a fianco nelle scuole delle provincia dove abbiamo coinvolto docenti e alunni nei programmi di “Libera scuola”.

Già, la scuola. E’ proprio da lì che bisognerebbe ripartire proponendo, soprattutto ai giovani, modelli culturali improntati alla legalità.

“Il 13 febbraio presenteremo presso il Comune di Avellino il “Manifesto per una cittadinanza responsabile nella Legalità e nello Sviluppo” frutto del lavoro svolto nelle scuole. Le parole d’ordine di questo documento sono memoria, cittadinanza, legalità, sviluppo e scuola, proprio per ribadire che vivere la legalità non è solo un principio, un’idea, ma un impegno concreto che ogni persona è chiamato a realizzare. Questo manifesto è stato già sottoscritto dagli istituti comprensivi di Lauro, Pago del Vallo, Moschiano, dall’Istituto Magistrale “Publio Virgilio Marone”, dall’Istituto Tecnico per Geometri “Oscar D’Agostino” e altri. Inoltre lo sottoporremo all’attenzione del Provveditore agli studi e di tutte quelle associazioni che intendono schierarsi fattivamente contro tutte le mafie. Alla presentazione parteciperanno anche il sindaco di Avellino e il Questore proprio per sottolineare l’importanza di un lavoro sinergico sul territorio”.

Negli ultimi tempi le forze dell’ordine hanno inferto duri colpi alla malavita irpina con decine di arresti ai danni dei Cava e dei Graziano, sequestri per milioni di euro. Ora com’è la situazione, possiamo dire che in Irpinia il fenomeno camorristico è ormai ai margini?

“Il lavoro svolto da magistrati e forze dell’ordine è encomiabile ma non bisogna abbassare la guardia. I clan si riorganizzano velocemente, dobbiamo colpirli nei loro patrimoni, dobbiamo riprenderci le ricchezze sottratte col sangue e il malaffare. La primavera della società civile deve partire dal riutilizzo dei beni confiscati e su questo siamo all’anno zero purtroppo. Ed è qui che devono intervenire le istituzioni perché non è possibile confiscare un bene e poi lasciarlo in mano alle famiglie dei camorristi o peggio ancora non restituirlo alla cittadinanza. I comuni devono sostenere i progetti per il riutilizzo e la politica deve fare la sua parte non permettendo più a personaggi come Nicola Cosentino ed altri di essere da esempio per le nuove generazioni. Vivere la legalità è il passaporto per la vera cittadinanza, nutrito dalla necessità di dare qualcosa di sé per collaborare al bene comune cui tutti dobbiamo aspirare. E alla classe politica farà appello anche Don Ciotti che sarà ad Avellino il 19 febbraio: in mattinata incontrerà le scuole della città presso il Teatro Partenio, nel pomeriggio, dopo aver chiacchierato con i parenti delle vittime sarà a Quindici presso la scuola “Ugo Foscolo” per incontrare associazioni e parroci della zona”. (di Rossella Fierro)

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