Avellino – Il tasso di abortività volontaria tra le donne immigrate residenti in Campania era attestato, nel 2003 – anno dell’ultima rilevazione dell’Istituto superiore di Sanità – intorno al 13%, quasi tredici punti percentuali al di sotto della media nazionale, che sfiorava il 26%. Ma c’è motivo di ritenere che, negli ultimi due anni, con la crescita in termini quantitativi del fenomeno dell’immigrazione (110.000 i cittadini stranieri residenti nella regione, di cui almeno 50 mila donne), la percentuale abbia subito un’impennata. E comunque, a fronte della parabola discendente dell’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) tra le italiane, quel 13% resta un tasso ragguardevole. Come stanno rispondendo le strutture pubbliche campane, a cui si rivolgono in massa le immigrate alle prese con gravidanze indesiderate? Il tema è stato al centro di un convegno, “Scelte difficili in contesti estranei: l’interruzione volontaria di gravidanza tra le donne straniere”, svoltosi stamattina presso la sala convegni del Palazzo della Regione, ad Avellino, su iniziativa dell’assessorato alle Politiche sociali della Campania, in collaborazione con il Fondo sociale europeo. L’incontro, promosso nell’ambito del Progetto “Mira – Un ponte verso la piena cittadinanza”, realizzato da Alisei ong, Cidis Onlus e Gesco tramite 14 mediatori culturali italiani e stranieri, che svolgono la loro attività dislocati presso le sedi periferiche della Regione di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno, ha messo intorno allo stesso tavolo esperti, tecnici, amministratori e operatori sanitari dislocati nei vari poliambulatori e presidi ospedalieri campani. Il panorama che è emerso dalle varie testimonianze è quello di una Regione che è già sufficientemente attrezzata sul piano socio – assistenziale, e che si appresta a produrre uno scatto in avanti su quello più strettamente sanitario. “La Campania è la regione con il minor numero di consultori. Ma proprio i consultori rappresentano il punto d’eccellenza dell’intero sistema sanitario-assistenziale – ha affermato l’assessore regionale alle Politiche sociali, Rosa D’Amelio, che ha introdotto i lavori del convegno. – Tuttavia, è necessario ampliare il numero dei presidi, rilanciando con forza la legge 405. Ne ho già parlato con il mio collega di Giunta Angelo Montemarano, titolare della delega alla Sanità e ho riscontrato una perfetta identità di vedute”. Per l’assessore D’Amelio, il progetto Mira, attraverso l’opera dei mediatori culturali, “ha già notevolmente accorciato le distanze tra gli immigrati e le strutture pubbliche. I mediatori culturali non si limitano all’assistenza, ma svolgono una capillare opera di sensibilizzazione su temi come la contraccezione e l’educazione sessuale. Si tratta di un’opera tanto più efficace perché moltissime donne immigrate restano vittime di italiani senza scrupoli, che le abbandonano al loro destino dopo averle sedotte”. La rinnovata attenzione dell’Amministrazione regionale verso il tema dell’integrazione è stata testimoniata dalla dottoressa Maria Adinolfi, Autorità di gestione del Fondo sociale europeo per la Regione Campania: “Quanto è stato fatto finora va opportunamente comunicato e pubblicizzato. Il tema dell’integrazione dei cittadini immigrati avrà un ruolo importante anche nelle future programmazioni regionali ed europee. Purtroppo, la programmazione nazionale riserva le briciole al problema immigrazione. Noi, invece, ci muoviamo nella direzione opposta, convinti che l’inclusione sociale e un efficiente welfare regionale siano presupposti indispensabili per lo sviluppo dei territori. Nella nuova programmazione dei fondi comunitari entreranno nuove e più originali misure di assistenza socio – sanitaria per gli immigrati. Ma non ci fermeremo a questo: stiamo pensando, infatti, di sfruttare la programmazione televisiva Rai per promuovere corsi intensivi di lingua italiana a vantaggio degli immigrati”. Al convegno, moderato dalla dottoressa Nadia Caragliano della Regione Campania, sono intervenuti, tra gli altri, la dottoressa Maria Teresa Terreri, coordinatrice del Progetto Mira, il dottor Michele Grandolfo, dell’Istituto superiore di sanità, Emanuela Forcella, dell’Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio, e numerosi operatori socio – sanitari delle Asl e dei presidi ospedalieri presenti sul territorio della provincia di Avellino.
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