Avellino – Il Sismi in città. Giovedì sera insieme ai Carabinieri del Nucleo Operativo guidati dal Maggiore Francesco Merone irruzione in un ‘call center, il “Sheikh” di Via Serafino Soldi dove sono stati scoperti una decina di clandestini tra i quali anche alcuni pakistani. Un’operazione finalizzata, come ha spiegato il Maggiore Merone, non solo contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma soprattutto per accertare se dal ‘call center’ siano state effettuate telefonate nei paesi islamici e se ci siano stati contatti con altri pakistani. Insomma, al vaglio dei Carabinieri e del Servizi Segreti la possibilità della presenza nella città capoluogo di una ‘cellula islamica’. Nel blitz sono stati scoperti dieci clandestini, di diversa nazionalità, tra i quali un 31enne pakistano che svolgeva il ruolo di collaboratore del gestore del ‘call center’. L’uomo è stato tratto in arresto per inottemperanza del decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Roma. Attualmente si trova recluso nel Carcere di Bellizzi Irpino in attesa dell’arrivo di un interprete per facilitare la raccolta della testimonianza. Gli inquirenti, inoltre, hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione del gestore, a Monteforte Irpino anch’egli pakistano di 32 anni: sono stati trovati dodici letti a testimonianza che ‘ospita’ clandestini, tant’è che al momento della perquisizione sono stati trovati altri immigrati tra i quali un secondo pakistano, anch’egli 32enne, che è stato tratto in arresto sempre per non aver lasciato la nostra nazione nonostante fosse stato espulso. Inoltre, sono state sequestrate le fotocopie di documenti intestati a cittadini pakistani ed anche a persone di nazionalità italiana. Come ha spiegato il Maggiore Merone, il ‘call center’ era stato trasformato in una sorta di centralino, frequentato da cittadini pakistani. Ma non solo: il Sismi ed i Carabinieri, stanno ancora indagando per verificare se il ‘call center’, frequentato in prevalenza da immigrati pakistani, iraniani e rumeni e che fungeva da copertura per l’attività finalizzata ad introdurre clandestinamente in Italia cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno, fosse in realtà il luogo dove avveniva il ‘reclutamento’ per il terrorismo islamico. Intanto, il negozio non è stato sottoposto a sequestro mentre il gestore, per il momento, è stato denunciato per favoreggiamento e sfruttamento di manodopera clandestina. Il collegamento tra l’attività del ‘call center’ e eventuali cellule terroristiche, ipotizzate all’inizio delle indagini, non hanno dato per il momento riscontri attendibili: dalle intercettazioni telefoniche e dall’ampio materiale fotografico raccolto dagli investigatori, risulterebbe che la ”rete” insediata ad Avellino operava esclusivamente per fini di lucro nel campo dell’introduzione illegale di cittadini extracomunitari. Ma non si escludono nuovi sviluppi. (di Emiliana Bolino)
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