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Avellino Calcio – L’analisi: il compitino scarabocchiato

Se vai in trasferta giocando per non prenderle, prima o poi va a finire che le prendi davvero. Nonostante l’avversario non abbia fatto granché per meritare la vittoria. E’ accaduto all’Avellino, che nelle intenzioni sue e del proprio allenatore avrebbe voluto invertire la rotta lontano da casa con una gara maggiormente propositiva, ma alla fine si è adagiato sui consueti ritmi da esterna.

A Novara, l’Avellino ha svolto il compitino per un tempo contro una squadra impaurita e tutt’altro che trascendentale complice il clima ostile. E’ bastata però la mossa del cambio di modulo a Roberto Boscaglia, preso di mira continuamente dal suo pubblico che non gli ha perdonato il k.o. di Vercelli, per lo scacco matto a Domenico Toscano, ex di lusso che tutto sommato ha fatto la fine di Attilio Tesser al “Silvio Piola”. Dentro Di Mariano per Adorjan con il passaggio al 4-2-3-1 ed ecco che il Novara ha potuto chiudere nella propria area i biancoverdi capitolati di fronte all’ennesimo tentativo dalla distanza di inizio ripresa. Per la serie “prova e riprova che alla fine fai centro”.

Premesso che lo 0-0 non avrebbe fatto gridare allo scandalo nessuno, l’Avellino non può permettersi un atteggiamento del genere contro un avversario che, al netto di tutti i suoi limiti del momento, può contare su interpreti abili nel giropalla dalla cintola in su. Schiacciato, passivo, rinunciatario ed incapace di ripartire quasi per mancanza di convinzione. Non siamo ai livelli di Perugia, ma l’Avellino evidentemente non aveva esaurito il peggio di sé da mostrare.

Peggio che emerge puntualmente lontano dal Partenio-Lombardi dove invece D’Angelo e compagni hanno intrapreso una certa continuità. Fuori casa la squadra si trasforma per approccio, che inevitabilmente si riflette sul modo di stare in campo, contratto ed improduttivo sul piano della propositività.

L’indisponibilità di un attaccante di peso dal primo minuto (Castaldo mancava da un mese, Mokulu non era pronto e Ardemagni torna a pieno regime con la Spal) in grado di tenere alto il baricentro contro può essere un’attenuante nella valutazione della prova di Novara.

Camarà, finché è stato in campo, ha potuto fare ben poco al cospetto di due marcantoni nel fisico e nell’esperienza come Scognamiglio e Troest. Avrebbe dovuto fare certamente di più il centrocampo che ha avuto in Lasik il suo punto debole con una miriade di soluzioni di passaggio sbagliate, una in fila all’altra. Troppe per tenere in piedi l’alibi delle non perfette condizioni fisiche.

Probabilmente l’Avellino a un certo punto della gara ha capito che bastava chiudersi ad oltranza per portare a casa un punto contro un Novara in difficoltà nell’imporre il proprio gioco. E non solo gli uomini di Toscano hanno pagato a caro dazio le barricate, ma allo stesso tempo non hanno nemmeno osato mettendoci un pizzico di coraggio in più.

Avellino disorganizzato e vittima dei suoi limiti. Un film già visto. Un compitino insufficiente, scarabocchiato da una beffarda deviazione. Adesso non resta che consegnarne la bella copia contro la Ternana dei corsi e dei ricorsi con Tesser ancora protagonista. Furono le fere a causarne l’esonero in notturna. Toscano, al secondo amarcord di fila, monta la guardia contro il precedente.

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