Atripalda – “Di fronte alla proposta che sarà varata domani da parte del Governo Berlusconi, in pratica la “deregulation urbanistica”, mi passa quasi la voglia, di continuare a “sprecare” tempo ed energie, insieme ai colleghi consiglieri comunali, alla ricerca di “idee” per lo sviluppo futuro della nostra Città” a dichiararlo è Luigi Tuccia consigliere con delega all’urbanistica del Comune di Atripalda. Le idee di cui parla Tuccia sono quelle regolate dalla pianificazione territoriale ed urbanistica della Legge Regionale N. 16/2004: tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse. Inoltre si chiede ancora il consigliere: “La realizzazione di nuove opere di urbanizzazione, per soddisfare il sovraccarico urbanistico, da chi sarà pagata? La responsabilità cade tutta sulle Regioni che potranno impedire la “deregulation urbanistica”, grazie al titolo V della costituzione che demanda alle stesse le funzioni della pianificazione territoriale. Si perderanno consensi, ma salveremo il territorio, forse per poco, se non invertiamo la rotta!”. La riflessione riguarda anche il Piano regolatore vigente di Atripalda in cui è previsto “in alcune zone omogenee, l’incremento volumetrico fino al 30% dell’esistente, però “l’interesse” del privato è disciplinato in funzione della tutela del bene collettivo”. Per l’Associazione nazionale dei Comuni italiani sarebbe necessario un piano di edilizia pubblica, in grado di assorbire le 630 mila famiglie aventi diritto a un alloggio popolare. Partiranno quindi i lavori, che in base alle promesse governative assorbiranno in tutto 550 milioni di euro. Una cifra messa a disposizione dal precedente Governo Prodi decreto legge n. 159 del 1/10/2007 collegato alla Finanziaria per il 2008. L’articolo 21, infatti, prevedeva che nei comuni di cui all’articolo 1, comma 1, della Legge n. 9 del 8 febbraio 2007, al fine di garantire il passaggio da casa a casa delle categorie sociali soggette a sfratto e di ampliare l’offerta di alloggi in locazione a canone sociale per coloro che erano utilmente collocati nelle graduatorie approvate dai comuni era finanziato, nel limite di 550 milioni di euro per l’anno 2007, un programma straordinario di edilizia residenziale pubblica. “Tale programma – conclude Tuccia – era finalizzato in primo luogo al recupero e all’adattamento funzionale di alloggi di proprietà degli ex IACP o dei comuni (vedi Alvanite), non occupati, all’acquisto o alla locazione di alloggi, e all’eventuale costruzione di nuovi alloggi. Il piano casa di social housing annunciato dal ministro Tremonti non è certo un aiuto alla famiglie bisognose, ma “l’ennesimo sostegno ai costruttori nostrani che per effetto della crisi vedono crollate le compravendite e in questo modo vedono ripartire i piani di edilizia”.
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