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Aste Ok, Gisolfi resta ai domiciliari. Rigettata la richiesta di revoca

Non sono cessate le esigenze cautelari. Con questa motivazione i giudici del Tribunale di Avellino (il collegio presieduto dal magistrato Roberto Melone) hanno rigettato l’istanza di scarcerazione presentata all’esito del controesame dell’investigatore che ha condotto le indagini da parte del difensore del sessantaquattrenne, l’avvocato Rosaria Vietri. Il legale ha già annunciato che proporrà Appello al Riesame contro la decisione dei giudici sulla sua istanza definendola “immotivata”. Il sessantaquattrenne Mario Gisolfi, coinvolto nell’inchiesta Aste Ok come concorrente del “clan delle aste” nella zona montorese. Proprio per una vendita nel territorio di Montoro era finito nei guai nell’ambito dell’indagine dei Carabinieri e della Dda di Napoli. Il collegio presieduto dal giudice Roberto Melone non ha accolto l’istanza presentata all’esito del lungo controesame all’investigatore che ha coordinato le indagini da parte del difensore di Gisolfi, l’ avvocato Rosaria Vietri.

“Dall’udienza , non risultano intercettazioni telefoniche o ambientali del mio assistito, con le presunte vittime dell’asta immobiliare”, aveva dichiarato l’avvocato Vietri. “Anzi è emerso dalle intercettazioni che la Procura ha versato agli atti del processo a corredo della propria accusa, che proprio gli esecutati, che avevano architettato un piano per fare in modo che l’asta andasse deserta, usando ogni stratagemma, addirittura ottenendo notizie riservate sulla partecipazione dei vari utenti all’asta. È emersa una vera e propria organizzazione che vedeva gli esecutati a scoraggiare la partecipazione dei vari utenti all’asta e addirittura colui che oggi è imputato, per avere presentato l’offerta per partecipare all’asta, è stato minacciato dal gruppo su citato. Alla luce di quanto emerso chiederò la revoca della misura cautelare emessa in danno del mio assistito che, alla luce dei fatti ora narrati, appare essere stato inglobato in un procedimento senza avere commesso alcuna illiceità e senza che sia stata provata in alcun modo la sua connivenza e partecipazione al presunto clan Partenio. Anzi il prosieguo dell’istruttoria dibattimentale che ha già visto la deposizione delle persone offese e poi degli agenti che hanno svolto l’attività di indagine delegata, ciò che emerge in maniera chiara è che le persone offese per non perdere il bene si siano avvalse di ogni mezzo”.

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