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Aste Ok, Aprile in aula: Galdieri ci convocò e impose il pizzo sulla nostra attività

AVELLINO – “Nel dicembre 2018 venne un ragazzo al ristorante It’s Ok e disse alla Forte che Nicola Galdieri ci voleva parlare. Cosi seguimmo con la mia Smart il ragazzo che stava con una moto. Giungemmo presso un locale alle porte di Mercogliano e ricordo che ci fecero consegnare i telefonini. In quella occasione Nicola Galdieri ci comunica che se vogliamo continuare a fare le aste, dovevamo consegnare il 50 per cento del ricavato”.

E’ quello che Armando Aprile, socio di Livia Forte e ritenuto dall’Antimafia un “dominus” del sistema delle aste ad Avellino ha raccontato in una dichiarazione spontanea “fiume” (durata circa 4 ore) rispetto al rapporto con il gruppo criminale di Mercogliano proprio nel dicembre del 2018. Per gli inquirenti la data in cui nasce il patto per la gestione delle aste tra Forte e Aprile e il Nuovo Clan Partenio. Per Aprile invece era in corso da parte dei Galdieri “una estorsione ai nostri danni”.

Alla Forte, stando anche al racconto che ha fatto in aula l’imputato, collegato in videoconferenza dal carcere di Palmi, Galdieri avrebbe anche detto: “che pensi di avere a che fare con tuo fratello. La Forte per la frustrazione si mise a piangere. Tutto ciò non fece tornare indietro il Galdieri”. Quello che succede dopo diventa una trattativa per attenuare la richiesta estorsiva dei Galdieri. “Tornati al ristorante decidemmo di mettere in atto una vera e propria pantomima. Avremmo rinunciato a partecipare alle aste ad Avellino e mi sarei spostato altrove. Ma non facemmo cosi, perché ci vedevamo a casa della Forte e io parcheggiavo la macchina distante dal ristorante e la raggiungevo a piedi e non ci vedevamo nel ristorante proprio per non comparire in pubblico.

Per circa un mesetto funzionò..ma i Galdieri lo vennero a sapere. Nicola Galdieri ci convocò a casa della Forte e disse: non avete capito che queste cose ad Avellino le facciamo noi”. E ha anche continuato: “Quando mi resi conto che era impossibile – ha spiegato Aprile – tentai di ridurre il danno estorsivo. Sopra il 50 per cento. Alla fine ci impose il venti per cento sulle vendite, il 33 per cento quando ci presentavano insieme. Potevano offrirci protezione secondo quanto ci riferì. Ma non ne abbiamo mai avuto bisogno. Anzi dicemmo che come avevano fatto dalla fine del 2017 avremmo continuato. I rifiuti dovevano essere garbati e motivati, per evitare aggressioni”.

Aprile ha snocciolato anche una lunga lista di intercettazioni, quelle relative in particolare a Nicola Galdieri (Aprile ha chiarito di non aver mai incontrato Pasquale Galdieri). Una mattinata segnata prima dalla scelta di Aprile di sottoporsi all’esame e dopo poche domande del pm antimafia Woodcock, facendo un passo indietro, di scegliere invece di avvalersi della facoltà di non rispondere e di scegliere le dichiarazioni spontanee.

Sul punto il pm antimafia ha anche chiesto al Tribunale di procedere a domande a chiarimento, richiesta che non e stata autorizzata dal Collegio (oggi composto dal presidente Roberto Melone, dai giudici a latere Cozzino e Lezzi in sostituzione della dottoressa Zarrella). Aprile, come aveva anticipato il suo difensore, il penalista Alberico Villani, dopo un lungo tira e molla (e anche una richiesta di procedere ad interrogatorio respinta a causa di una istanza del penalista Gaetano Aufiero) ha rilasciato le dichiarazioni spontanee per circa quattro ore davanti al Collegio.

Affrontati tutti i capi di imputazione che lo riguardavano. Che sinteticamente si può dire che Aprile ha definito solo “pantomime” , come quella di promettere il ritiro delle buste di offerta in alcuni casi (circostanza impossibile per legge) ma mai estorsioni o tentate. “Donazioni” o “regali” come quello di cinquemila euro ricevuti dai De Nardo, per un affare che lo stesso Aprile ha ricordato che si era dispiaciuto di avere fatto. In aula il pm antimafia Woodcock proprio in riferimento alla vicenda De Nardo ha depositato due verbali. Uno relativo all’interrogatorio di Annarita Formisano, indagata per la vicenda della presunta corruzione in atti giudiziari. Il secondo di una persona informata sui fatti per la vicenda dell’ asta di Marra Daniela. In aula si torna venerdì.

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