Articolo 18, la Filctem irpina chiama alla mobilitazione

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“La chiusura del Governo alle proposte di modifica del mercato del lavoro delle Parti Sociali (Sindacati), sancisce, ancora una volta, un duro colpo ai lavoratori, un attacco ai diritti, una sottovalutazione dei problemi economici e sociali che la crisi sta riversando sull’intero Paese, in primo luogo su lavoratrici, lavoratori, precari, pensionati e disoccupati”. Così in una nota la segreteria provinciale della Filctem Cgil. “La CGIL – prosegue il comunicato – non è interessata a sterili discussioni sulla sopravvivenza o meno della “concertazione”, noi crediamo nel confronto e nella trattativa, negli accordi e nei contratti. Ognuno faccia il proprio mestiere, si assuma le proprie responsabilità e provi a spiegare al Paese il senso delle scelte fin qui adottate. Ancora non ci sono misure, serie e credibili, a sostegno della crescita e dell’occupazione e si tenta di far passare il principio che, la soluzione di tutti i mali, risiede nell’abbassamento delle tutele per tutti coloro che già sono, oggettivamente, più deboli e meno tutelati. Il Governo Monti, dal suo insediamento, ha fatto una precisa scelta di campo: a pagare il prezzo più alto di questa crisi sarà il lavoro dipendente e, all’interno delle conseguenti misure, il Mezzogiorno sarà ulteriormente penalizzato! Appare chiaro che gli interventi mirati alla riduzione della precarietà, che pur vanno apprezzati, sono ancora insufficienti ed è quindi necessario restare vigili e propositivi. Ancora più chiara la totale sottovalutazione delle condizioni economiche e sociali del Mezzogiorno. Così come è accaduto per i vergognosi interventi sul sistema pensionistico, si fanno scelte che non tengono in alcuna considerazione quella che è la situazione di fatto esistente. Con la nuova legge sulla previdenza si punta a mantenere in servizio lavoratori ultrasessantenni di cui, le Aziende, hanno già deciso, e spesso incentivato, la fuoriuscita più o meno obbligatoria. Si continuano così a creare masse di nuovi poveri, senza stipendio, senza pensione e senza speranza. Da ciò la manifestazione unitaria a Roma del 13 Aprile che deve determinare sostanziali cambiamenti! Con gli interventi annunciati sugli ammortizzatori sociali, nonostante i miglioramenti ottenuti grazie alla ferma opposizione delle OO.SS., si afferma un egualitarismo di facciata che non ha alcuna corrispondenza con la realtà. In linea di principio sarebbe giusto che la durata della cassa integrazione, come quella della mobilità, fosse uguale in tutte le aree del Paese. Ma questo è possibile, solo, nel momento in cui sono paritarie le condizioni di partenza. Oggi che le regioni del sud sono sempre più abbandonate a se stesse, depauperate di siti produttivi e centri decisionali, prive di una vera e credibile classe imprenditoriale, derubate di fondi e risorse ad esse destinate puntare sulla eguaglianza degli strumenti di sostegno al reddito appare una scelta indegna di un Paese civile. Ed infine l’attacco premeditato ed ingiustificato all’art. 18, gestito con mistificazioni e cattiva informazione. Mentre si parla di crescita ed occupazione, si agisce per facilitare i licenziamenti, con misure che, di fatto, ledono oltrechè i diritti, la dignità propria delle persone. Il problema non risiede nella distinzione tra le motivazioni che sono all’origine di un licenziamento. La questione principale, quella dei diritti inalienabili e dignità, risiede nel fatto che, se un licenziamento è ILLEGITTIMO, e viene riconosciuto tale dal giudice, può essere sanato solo con la reintegra sul posto di lavoro! Sarà poi libera scelta del lavoratore interessato optare per altre eventuali e possibili soluzioni. Su questi temi, con la massima unitarietà possibile, invitiamo tutti i nostri delegati a dar vita, su ogni posto di lavoro, a discussioni e confronti, giungendo a tutte le forme di mobilitazione possibile, ad iniziare dal 13 Aprile e per arrivare allo sciopero generale già annunciato per maggio. Il percorso legislativo sarà lungo e complicato. Spetta a tutti tenere alta l’attenzione, allargare il fronte del dissenso, chiamare alle proprie responsabilità tutto il mondo della politica, costringere Governo e Parlamento, iniziando dai Nostri parlamentari Irpini, a far modificare le norme fin qui annunciate e preparate per il disegno di legge DA MODIFICARE profondamente. C’è una Italia, davvero orgogliosa della propria storia e delle sue immense capacità, pronta a sostenere le vere e giuste soluzioni alla crisi”.

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