Tra i quattro arrestati a Castellammare di Stabia per la bancarotta della società Castellammare di Stabia Multiservizi spa, affidataria della gestione del servizio rifiuti del comune in provincia di Napoli, figura anche Felice Marinelli, componente dell’attuale Consiglio di Amministrazione della Clinica Montevergine di Mercogliano. Le manette sono scattate non per questioni inerenti la casa di cura irpina ma per attività di consulenza all’allora sindaco del Comune napoletano. Le indagini si sono concentrate sull’alternanza di ruoli tra Baldassarre e Rossi, che ha assunto il ruolo di amministratore quando Baldassarre fu nominata direttore generale; quest’ultima, secondo i pm di Torre Annunziata, “non ha perso l’effettivo comando della partecipata” continuando a gestirla “in prima persona con pieni poteri decisori, continuando a intrattenere i rapporti con gli istituti di credito in contrasto con quanto indicato nel suo contratto”. Questo assetto di comando, scrive il procuratore Alessandro Pennasilico, “ha permesso alla Baldassarre e al Rossi di sottrarre dalle casse della Multiservizi, appropriandosene in prima persona o favorendo soggetti terzi, oltre 450mila euro, senza tener conto delle somme di cui hanno beneficiato il Marinelli e il De Vita e senza tener conto degli emolumenti istituzionali percepiti”. Per Rossi e Baldassarre si ritengono consumati reati tributari e di bancarotta documentale in relazione al 2011 e al 2012. Secondo le indagini, De Vita avrebbe lucrato illecitamente oltre 900mila euro, mentre a Marinelli si imputa di aver percepito senza titolo oltre 150mila euro al di fuori del compenso fissato in 50mila euro per il suo incarico di consulente del Comune. Baldassarre e Rossi, con la piena partecipazione di De Vita e Marinelli, avrebbero quindi condotto la Multiservizi al fallimento dichiarato dal Tribunale il 20 febbraio 2014 “nella consapevolezza – scrive Pennasilico – dello stato comatoso dei suoi conti e della loro stessa inerzia nel porre in essere attività volte al rilancio della partecipata”. Gli indizi raccolti, conclude il procuratore di Castellammare di Stabia, portano a ritenere “che le condotte non siano frutto di occasionali accordi delittuosi ma di un programma ab origine, finalizzato alla spartizione del denaro della Multiservizi”.
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